Oggi Meroni avrebbe 80 anni: ecco cosa ci ha lasciato

Il ricordo Oggi sarà un giorno a suo modo speciale, per chi lo ha conosciuto e gli ha voluto bene

Oggi avrebbe compiuto 80 anni. Gigi Meroni, la Farfalla granata, volata via nel 1967, nel bel mezzo di un romanzo: il suo, fatto di estro, genio, fantasia, fuori e dentro il campo. Oggi sarà un giorno a suo modo speciale, per chi lo ha conosciuto e gli ha voluto bene. Un giorno intimo. Poco da festeggiare. Molto da riflettere. Forse più per chi lo conosceva meno bene, perché gli altri lo pensano ogni giorno.

Gigi Meroni oggi avrebbe compiuto 80 anni. Il campione di Como, Genoa, Torino, investito da un’auto dopo un Torino-Sampdoria, che aveva conquistato il cuore dei tifosi in modo trasversale, per i suoi dribbling con i calzettoni abbassati, ma anche per i suoi dribbling al conformismo, vento di un Sessantotto che stava per esplodere e lui lo caricava a pallettoni con le basette lunghe, i quadri, i vestiti che creava, le bizzarrie goliardiche, la gallina e la capra al guinzaglio, la voglia di essere controccorrente, non per finta come avverrebbe adesso, per dieci like su Instagram, ma perché era davvero così.

Oggi? Genuinità questa sconosciuta. E allora è normale chiedersi cosa sarebbe diventato Gigi, immaginarselo a 80 anni, sicuramente ancora speciale, dopo aver smesso non solo di giocare ma chissà di fare cosa. Con le basette e il pizzetto imbiancato. Sicuro controcorrente ancora, ambito da tivu e tik tok. Ma non ce lo immaginiamo isolato e “contro” il mondo moderno. Piuttosto forse si sarebbe fatto affascinare dalle nuove forme comunicative, perché chi guarda avanti non si chiude all’indietro.

A Como cosa ha lasciato Gigi Meroni? Il murale all’oratorio di San Bartolomeo, che ne fa un piccolo tempio a sua memoria, anche di modi e filosofie. La locale società ha stretto un gemellaggio con il Torino e oggi i bambini una volta all’anno vanno a vedere i granata all’Olimpico. Che emozione vederli uscire da quell’oratorio vestiti di granata. Una stretta al cuore. Resta un bandierone in curva del Como che sventola gagliardo e orgoglioso. Una visita al cimitero ogni anno, alla ricorrenza della morte da parte di un gruppo di tifosi. Ma cosa resta di lui in giro per l’Italia? In giro per il mondo? Ci sono club di tifosi, del Genoa e del Torino, che portano ancora il giro il suo nome. E ci sono (o ci sono state) società di calcio giovanile da Nord a Sud che lo ricordano.

A Fasano e a San Benedetto del Tronto si sono fermate dopo decenni di storia. A Monaco di Baviera c’è una società creata da italiani che si chiama Gigi Meroni. Ma l’esempio più bello è quello che viene da Siena, la società Gigi Meroni (Seconda categoria e giovanili) nata nel 1972: «Ci siamo ispirati alla sua filosofia: calcio e poesia, contro certe dinamiche. Non paghiamo giocatori e allenatore, giochiamo con prodotti del nostro vivaio, apriamo le porte a chi è in difficoltà. Perché il calcio è un gioco». Visto, Gigi, cosa hai combinato? Auguri.

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