«Sarà un ritiro duro per essere tosti. Modulo? Ora è presto»

Longo, allenatore del Como: «Vogliamo essere dominanti in campo, ma con intelligenza»

Seduto sul divano della hall dell’hotel Palace, Moreno Longo trasmette con gli occhi il concetto che gli sta più a cuore: vuole una squadra aggressiva, reattiva in ogni fase della gara. Dominante, come gli ha chiesto la società, ma con intelligenza ed equilibrio. La prima mossa, un ritiro duro, intenso, di quelli che lasciano poco spazio al tempo libero. Due sedute ogni giorno, forse, e diciamo forse, un giorno libero. Dimenticate le gite in montagna e in funivia. È il primo ritiro estivo di Moreno Longo al Como e i metodi sono netti. Del resto si parte per una avventura chiara e limpida: definire il proprio destino in campo.

Buongiorno mister. Contento di essere tornato al lavoro?

Molto. Due settimane di riposo per me bastano e avanzano. Sono felice di essere tornato sul campo.

Una stagione dagli obiettivi chiari. La società dice che bisogna alzare l’asticella, Wise e Ludi che dovremo essere dominanti in campo.

Avere una società così è molto stimolante. Per quanto riguarda l’esigenza di dominare in campo, sono d’accordo; come arrivarci, poi, dipende dagli uomini che hai a disposizione.

Ci si aspetta un Como più offensivo.

Sì, ma su questo tema bisogna stare attenti. Il calcio è meno semplice di quello che si pensa.

In che senso?

L’anno scorso la gente parlava di un Como difensivista, eppure se leggiamo i dati si scopre che siamo stati la squadra quinta in classifica per conclusioni a rete dopo Genoa, Frosinone, Cagliari e Parma. Dunque bisogna capire se si vuole una squadra che diverte o una che vince. Tra le due, scelgo la seconda.

I numeri dicono che il suo Frosinone e il suo Torino Primavera erano squadre offensive.

Non solo i numeri. A Frosinone giocavo con tre punte e un fantasista. A Torino giocavo sempre con Belotti-Zaza-Verdi davanti. Ma l’impostazione, il modo di giocare lo si decide quando hai gli uomini e tieni conto delle loro caratteristiche. L’anno scorso, ad esempio, la nostra difesa aveva difficoltà a difendere in campo aperto, e ne dovevo tenere conto. Vedremo. Cercheremo di essere dominanti, e lo faremo cercando un calcio intelligente.

Contro il Gillingham abbiamo visto qualcosa di nuovo dal punto di vista dei moduli. Un 4-4-2 in fase di non possesso e una difesa a tre in fase di possesso. Corretto?

Corretto. Ma non prendete quella partita come una verità assoluta. Aspettiamo di avere tutto l’organico a disposizione, poi vedremo come sviluppare. Per ora abbiamo lavorato sui principi.

Cioè?

Abbiamo lavorato su dinamiche che serviranno per qualsiasi modulo utilizzeremo: aggressione dopo la perdita della palla, difesa di reparto se perdiamo palla, eccetera. Il modulo verrà.

Però alcune cose si sono viste. Per esempio la convivenza di Chajia e Da Cunha.

Stiamo lavorando per consentire a Chajia di essere più devastante possibile senza alterare gli equilibri di squadra.

Confermata la difesa a quattro?

Come avete visto, in fase di non possesso sì, poi si vedrà. Potremmo costruire a quattro più due o quattro più tre. Vedremo. Ma anche con la soluzione a tre.

Parliamo dei nuovi.

Prego.

Il portiere Semper?

Un ragazzo che ha ancora la possibilità di fare grandi cose. Affidabile.

Le è dispiaciuto che sia andato via il suo pupillo Gomis?

Sì, sia dal punto di vista umano che tecnico. Avevamo un bel rapporto. Ma sono aziendalista e se fossi stato nei panni della società avrei fatto probabilmente la stessa operazione. L’importante è che sia arrivata una alternativa all’altezza. Semper non ha giocato molto lo scorso anno per dinamiche particolari., ma è uno che vale.

Abildgaard?

Lui ci darà centimetri in mezzo, è un giocatore che ci mancava. Uno di rottura, può giocare a tre o a due. Con lui possiamo essere dominanti.

Mustapha?

Attaccante potente, veloce, che attacca la profondità. Anche lui ha delle caratteristiche che l’anno scorso ci mancavano.

Quanti giocatori mancano?

Un difensore centrale, forse due. Arriverà Cassandro che è un esterno e che farà coppia con Vignali come alternative. Un centrocampista di corsa in fase di costruzione, che possa fare il cambio di ritmo in mezzo, stile Nandez o Bernabè, e poi un altro uomo da uno-contro-uno tipo Cahjia, perché con cinque cambi abbiamo bisogno di alternative. In base alle caratteristiche di chi arriverà, poi vedremo il modulo.

Un ritiro duro, par di capire.

I giocatori non avranno molto a cui pensare, altre al lavoro. Indipendentemente dai moduli e dalle situazione, voglio una squadra reattiva, feroce, pronta su tutti i palloni.

Longo fa parte dei Mourinho, degli Allegri, dei Conte, più che dei De Zerbi, degli Spalletti o degli Inzaghi. Concorda?

Certi discorsi lasciano sempre il tempo che trovano. Io dico una cosa: penso che il mio calcio debba essere quello di una squadra che fa la partita e non di una che subisce e riparte. Questo è chiaro. Poi, come arrivarci, è sempre una questione di uomini a disposizione. Sono contento di questa avventura e non vedo l’ora di iniziare.

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