«Scusate il ritardo. Non sono al massimo, ma è un gol che pesa»

Baselli, centrocampista del Como: «Ho sofferto tanto, stavo male. Adesso sono in ripresa, io ci credo»

Sono passati quasi quattro anni, era il marzo del 2019 in un Fiorentina-Torino, dal suo ultimo gol. Sono passati quasi sei mesi da quando Daniele Baselli è arrivato al Como, erano i primi giorni di agosto. La rete che è valsa la vittoria a Brescia è una specie di punto a capo, casualmente arrivata proprio nella sua città, e chissà che non significhi davvero qualcosa.

Daniele, cominciamo proprio dal gol. E da un’esultanza trattenuta, perché?

E’ stato veramente un momento particolare, in pochissimi secondi tantissime emozioni. Sono bresciano, e anche se non ho mai giocato nel Brescia sono attaccato alla mia città, quindi anche un po’ per questo. Ma non solo, innanzitutto avevo paura che potesse esserci qualcosa di irregolare e ho voluto avere la conferma che fosse gol. Ma soprattutto volevo riunire tutti i miei compagni, volevo condividere l’abbraccio con tutti loro.

Abbiamo capito, questo gol vale tantissimo per te. Ma fortunatamente anche per il Como.

Che è quello che conta, e ne sono felicissimo. Poi davvero era tantissimo che non segnavo, questi mesi non sono stati facili per me, a livello personale è una soddisfazione enorme.

Che cosa è successo in questi mesi?

Quando sono arrivato quest’estate sapevo di non essere al meglio, ma mi è stata data subito fiducia. Ho giocato subito la prima partita con il Cagliari ed era andata abbastanza bene. Poi la situazione è peggiorata, ho sofferto tanto per una forma di pubalgia che mi ha tormentato molto. Forse anche il cambio dei campi di allenamento di quei mesi non mi ha aiutato perché alla base c’era questo problema.

In campo non c’era il vero Baselli.

No, faticavo a lavorare bene, ma per un po’ ci ho provato. Finchè dopo la partita con il Venezia mi sono dovuto per forza fermare, perché questa situazione mi ha provocato una microfrattura ossea. Una situazione pesante anche mentalmente oltre che fisicamente.

Tu ti aspettavi ben altro, e i tifosi pure. Avresti dovuto essere un perno fondamentale per il centrocampo.

Io ho scelto il Como per rilanciarmi dopo un periodo un po’ difficile, per cui ho sofferto parecchio, ho fatto fatica ad accettarlo. Ho lavorato tanto per essere pronto prima possibile, il mio è un problema molto fastidioso.

Oggi come stai?

Ancora devo gestirmi fisicamente, ci vuole un po’ di pazienza. Ma attenzione, non voglio alibi.

Dunque è ancora presto per pensare di vederti in campo novanta minuti?

Forse sì, ma le cose vanno già molto meglio. E queste decisioni non le prendo comunque io.

Intanto ti sei preso già una bella soddisfazione.

Diciamo che ho cominciato a mettermi un po’ a posto con la coscienza verso il Como che mi sta dando comunque il tempo e l’appoggio per rimettermi a posto. Questo è già un bel passo avanti.

Un gol da numero dieci, inteso come posizione in campo, dietro le punte.

Il mister mi ha spostato più avanti quando è entrato Fabregas, è una posizione in cui posso stare. Inizialmente, intendo qui nel Como, venivo visto più come mediano, ma anche sul modulo si è lavorato, le cose non sono venute subito. A me piace stare anche più avanti.

Adesso l’importante è esserci. Soprattutto perché tu e Fabregas dovevate essere le carte forti di questo centrocampo, e pian piano ci si sta arrivando.

Beh, ma chi ha giocato ha comunque fatto molto bene, anche durante la nostra assenza. Poi certo, se io e Cesc riusciamo a dare qualità in più, soprattutto un contributo concreto in più, tanto meglio. Per noi e per la squadra.

A proposito, quanto vale questa vittoria di Brescia?

Vale tanto perché è la seconda in trasferta, e i risultati esterni per tanto tempo ci sono mancati. Poi era una specie di scontro diretto, quindi importantissimo. Ancora di più se consideriamo che le squadre dietro di noi hanno fatto quasi tutte risultato. La continuità adesso è fondamentale, noi stiamo migliorando ma è importante lavorare su un aspetto: costruiamo tanto ma realizziamo poco, è già successo anche con il Pisa. E questo è un peccato, perché anche se subiamo poco alla fine rischia di essere pericoloso.

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