Settimane senza pallone
Ma qualcosa si può fare

Per esempio, i giocatori che stanno facendo smart working allo stadio possono utilizzare il pallone nei loro esercizi

Uno degli aspetti più curiosi e particolari di questa lunga sosta imposta alle squadre di calcio, è la lontananza dei giocatori dal pallone. Cioè dall’attrezzo tecnico su cui si basa tutta la disciplina. Non è una novità per altri sport: pensate ad esempio ai piloti di Formula 1 e di MotoGp che non possono mai allenarsi con il loro “attrezzo” e lo usano solo nei weekend di gara. Ma i calciatori sono abituati ad avere a che fare con “lui” tutti i giorni. Anche nei periodi di vacanza estiva, i calciatori non lo mollano, tra partite di calcetto di beach soccer o beach volley. Ma adesso?

Sappiamo che c’è un’ampia teoria di preparazione atletica messa a punto dai preparatori Miraglia e Bernasconi, con il lavoro in smart working in parte allo stadio e in parte a casa. Ma il pallone? Peraltro ci immaginiamo come sia difficile dire a un professionista «Fai così, fai cosà», oppure «fai palleggi al muretto». Mica siamo alla scuola calcio!

Però è vero che qualcosa si deve fare e che la questione è sul taccuino dello staff. Per esempio, i giocatori che stanno facendo smart working allo stadio (Gabrielloni, Bovolon, De Nuzzo, Marano, Bellemo, Lanini, Solini, Sbardella, Raggio Garibaldi, Loreto e altri) possono utilizzare il pallone nei loro esercizi. Possono fare esercizi di gestione e conduzione palla o addirittura di tiri in porta, anche se manca il portiere (a proposito: loro lavorano in contatto con il preparatore specifico Cartago).

© RIPRODUZIONE RISERVATA