Sugli spalti Usa: la Como-mania. Gli americani a scuola di tifo

La tournée Questa mattina la comitiva azzurra, squadra e tifosi, tornano in Italia dopo il torneo. Restano negli occhi le scene incredibili di appassionati locali uniti nei cori ai supporters azzurri

Questa mattina i protagonisti del Tournament in Carolina, il torneo a sette giocatori in Usa, atterreranno alla Malpensa mettendo fine all’avventura. Sette giorni di un’esperienza che rimarrà negli occhi e nel cuore di chi vi ha partecipato. Forse più per quello che è successo fuori da campo, che per quello che si è visto dentro. In campo è stato un torneo più ludico che tecnico, anche emozionante e palpitante a tratti, per le sue dinamiche ludiche. Ma quello che è successo fuori, è stato più significativo.

Il Como aveva partecipato a questo evento, si diceva, per promuovere il suo brand. La nostra città è già assai nota in Usa e non sappiamo se questo torneo abbia in qualche maniera aumentato la sua popolarità, quello che è certo è che è aumentata la popolarità della squadra e (soprattutto) dei suoi tifosi.

Si è creato un clima incredibile sugli spalti, merito della ventina di tifosi azzurri che la società si è portata dietro e che in tribuna ha dato una lezione di come si tifa in Italia. E, manco a dirlo, la cosa è diventata, come si dice adesso?, virale. Gli americani, giovani e meno giovani, che all’inizio vedevano la partita tranquilli sugli spalti, hanno via via cominciato ad avvicinarsi incuriositi dal manipolo di tifosi azzurri che, stendardi esposti, ritmavano i soliti cori da curva. E piano piano anche gli americani hanno cominciato a partecipare al tifo, sempre di più, sempre di più. Ci sono stati ragazzini che si sono messi a dirigere il tifo, scandendo o famoso «Uno, due, tre: Como», solo che è diventato «One, two, three...»; gente che ballava e cantava ai ritmi del tifo azzurro, e che fuori dallo stadio ormai professava una fede azzurra. Tutto riassunto in un video persino emozionante postato dal Como 1907, in cui si accavallavano situazioni sugli spalti, con un americano di colore che addirittura urlava «Forza magico Como» e prometteva di vedere in tv le partite del Como. La società ha postato queste parole: «Non saremmo nulla senza i nostri tifosi! Grazie a tutti i nostri supporters, vecchi e nuovi, che sono venuti a sostenere la nostra squadra nel torneo @tst7v7. Abbiamo iniziato con 25 tifosi e abbiamo finito per conquistare i cuori di molti altri. Ci siamo divertiti tantissimo e non vediamo l’ora di vederli tutti a Como la prossima stagione per una partita allo Stadio Sinigaglia!». Da questo punto di vista, esperimento indubbiamente riuscito. Il contrasto su come seguono il calcio in Usa e come lo si segue in Europa, era evidente. «In America, ad esempio, una bella parata non è commentata come uno scampato pericolo, ma come un gesto tecnico spettacolare», diceva chi c’era. Il bagno di folla di Nash, l’ex Borussia Kevin Grosskreutz in curva a cantare con i tifosi del Como, il figlio della stella Nba Chris Paul anche lui in curva, la gente che baciava le maglie del Como esposte al museo, sono immagini che resteranno a lungo negli occhi di chi c’era. Come ha commentato un tifoso: «Pazzesco!»

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