Da Meroni in poi
i dribbling sulla fascia

La storia degli estrosi numeri 7 sull’out destro azzurro.

In fondo è anche questione di grafica. Se il 9 è possente, poderoso, pieno, come un bomber di area di rigore e se il 10 è fine, di classe, elegante come le giocate dei fantasisti, il 7 è spigoloso e appuntito come una frenata e una ripartenza di un esterno. Il disegno di uno scatto, un cambio di direzione sul fondo, il cross. Corse sulla fascia, lì sotto la tribuna. O i distinti, quando c’erano.

Il 7 è un altro numero affascinante, che caratterizza. Resta nella mente. Keegan, Best, Claudio Sala... E Como ha avuto i suoi gringo sulla fascia. Gente che transitando a due passi da te, avanti e indietro, alla fine ti diventava amica. Mica come gli altri che andavano lontano e diventavano un puntino là in fondo: il 7 stava lì e ti rassicurava. E, soprattutto, ti divertiva. Senza paura, un po’ sbruffone, spesso per terra perché lo buttavano giù. Il 7 del Como è stato Gigi Meroni. Obiezione, signor giudice: Gigi Meroni a Como ha giocato più spesso con l’11. Vero. Ma l’obiezione è respinta, perché alla leggenda non si comanda. Gigi era un 7 e così ce lo ricordiamo. Gigi Meroni corre ancora sul prato del Sinigaglia un sabato di giugno, quando i ragazzini delle scuole calcio ci giocano in suo onore. Corre ancora negli occhi di Livio Prada che lo scoprì e che a 89 anni è ancora lì, allo stadio.

Due pagine dedicate sulla Provincia di lunedì

© RIPRODUZIONE RISERVATA