È arrivato Felleca in redazione
«La mia ossessione si chiama C»

L’amministratore delegato del Como in visita a La Provincia

È venuto a trovarci in redazione, poche ore dopo il successo con l’Ambrosiana che ha regalato al suo Como il primato in classifica. Roberto Felleca, Ad del Como, una metà della luna azzurra (50% diviso tra lui e Massimo Nicastro), è arrivato con la sciarpa del Como al collo, l’abbronzatura e il mal di pancia, ambedue eredità di una vacanza in Thailandia.

Virus per il quale ha saltato il pranzo con l’esponente del fondo americano. Con Felleca abbiamo fatto il punto, partendo proprio dalle due grandi novità: il contatto manifesto con il fondo americano e il primato in classifica.

Allora, Felleca: il Como diventa davvero americano?

(Sorriso buffo). Andiamoci piano. Calma. Ci siamo seduti (io no perché non stavo bene) con Byron Peasland per ascoltare la sua proposta. Non si tratta, per ora, di un acquisto della società. Ma di un affiancamento, una partnership su temi di merchandising e marketing, poi, in un programma triennale, di un progressivo ingresso in società, ma con passi che non sono stati ancora delineati nello specifico. Per questo già per la prossima settimana abbiamo chiesto un’esposizione più chiara delle sue intenzioni.

Che significa un fondo?

Un gruppo di investitori. Che mi risulti, americani.

Lei che ne pensa?

Mah... Io sono favorevole a una partnership. Sono favorevole ad allargare la società, se questo la rende più forte.

In più, par di capire, con questa formula per i prossimi tre anni comandereste calcisticamente ancora voi, lei e Corda.

Più o meno è così. In questo senso, è un progetto che ci piace. Noi vogliamo giocarci la promozione in serie C, un progetto per cui abbiamo speso tante energie.

Scusi, ma ci pare una cosa diversa rispetto al progetto di Nicastro di vendere tutto e subito.

Nicastro sta cercando investitori importanti. È convinto ancora di arrivare dagli Usa con la proposta che fa saltare il banco. Per ora c’è questa via intermedia, probabilmente quella più concreta. Anche se lui crede ancora nell’indonesiano Swarso.

Scusi 2, ma lei come reagirebbe a un’offerta vera e totale?

Ho sempre detto: se arriva qualcuno in grado di fare meglio di noi, con potenzialità importanti, mi farei da parte. Anche nelle ultime settimane ho avuto offerte economiche da realtà non affidabili. Fosse stato per i soldi, avrei fatto un affare. Ma il Como che fine avrebbe fatto?

Lei crede al progetto di Nicastro?

Se dico che non ci credo, passo per uno scettico. Io dico che è molto difficile. L’interesse ci può essere, Como è sicuramente un brand appetitoso per investitori stranieri. Ma tra il dire e il fare... Per ora di concreto c’è questa offerta. La discutiamo.

Ma ha senso parlare di merchandising e markenting in serie D? Sembra una barzelletta.

In D non vai molto più in là di qualche maglietta venduta. Però credo che abbiano intenzione di lavorare all’estero coinvolgendo nuovi sponsor. Si vedrà.

È vero che, nel caso che lasciasse il Como, penserebbe a un’altra società?

In questo momento non penso di lasciare il Como. Dovesse capitare, però, direi di sì. Io e Corda abbiamo una grande passione.

Che ne pensa del Como primo in classifica?

È una grande soddisfazione e il frutto del lavoro fatto. Guardate i risultati di questi due anni, e ve ne renderete conto. Ma soprattutto della preparazione fatta questa estate.

Dica.

Molti ci hanno criticato, dicendo che in ritiro c’era un viavai di 40 giocatori, che non avevamo le idee chiare, che era un porto di mare. Io dico che abbiamo speso per il ritiro quello che non spendono squadre di C, e che abbiamo valutato attentamente ogni singolo giocatore, facendo le nostre scelte. Questa è una rosa molto forte e molto motivata.

Lei crede di capirne di calcio?

(Sorriso convinto). Non lo so, qualcosa penso di capirne. Stando vicino a Ninni (Corda, ndr) si impara molto. Lui è un mago.

Ma chi decide? Lei o lui?

Lui sceglie i giocatori, poi facciamo una valutazione di altro tipo insieme e le scelte sono sempre condivise.

Più forte il Como o il Mantova?

Il Como. Dovessi dire oggi, penso che arriveremo allo scontro diretto con un punticino o più di vantaggio. In C ci andiamo noi.

Anche se le seconde rischiano di essere ripescate automaticamente, con il ritorno della B a 22.

Io di secondi posti non ne voglio più sentire parlare.

Non l’ha ancora mandata giù, eh?

E come faccio? Ho messo sul tavolo soldi contanti, abbiamo fallito la fidejussione per colpe non mie, ma mi sono preso tutte le colpe ugualmente, Mi sono preso gli insulti dei tifosi, e ci mancherebbe; e in più adesso c’è anche la beffa...

Quale sarebbe?

Che molte delle squadre che stanno facendo la C al posto del Como, hanno seri guai, addirittura le vogliono escludere dal campionato.

Parliamo del suo rapporto con i tifosi. Dopo la famosa contestazione al bar dietro la curva, a settembre, sembrava aver accusato il colpo.

Lo avevo accusato, e lo accuso tuttora. La contestazione è normale, la rabbia la capisco. Ma non mi sono state nemmeno riconosciute le attenuanti generiche. La passione, la costruzione di due squadre competitive, la voglia di vincere. Adesso vivo con un’ossessione.

Cioè?

Andare in C. Magari non salderà tutto, ma sono convinto che solo dopo la promozione si potrà ripartire in un ambiente più sereno. Non capisco perché se vado a vedere il Cagliari, c’è la processione in tribuna per farmi i complimenti per come va il Como, e qui invece solo pesci in faccia. Posso fare una battuta?

Prego...

Forse la sola parola “americano” fa fashion, mentre i sardi hanno molto meno appeal.

Come definisce il suo rapporto con Nicastro?

Ribadisco che con lui vado d’accordo. È una brava persona. Buona, oserei dire. Andiamo d’accordo anche perché viaggiamo su binari paralleli. Ci occupiamo di cose diverse. Il calcio non è il suo ambiente, dunque è difficile ci si scontri su temi tecnici. A volte penso che lui non veda l’ora di togliersi da questo mondo. Ma ha una visione imprenditoriale. Forse sovradimensionata per questa realtà. Ma mai dire mai.

Ci sono i soldi per finire la stagione?

Sì, sì. Anche Massimo farà la sua parte, ci teniamo a essere puntuali nei pagamenti, primo passo per avere una squadra competitiva.

Lei sarà anche deluso e arrabbiato, ma gira con la sciarpa del Como al collo.

Me l’ha consigliato Verga (lo sponsor, ndr) per mostrare la mia passione. Mi ha detto che non devo deprimermi per le contestazioni. Di andare avanti per la mia strada, che la mia passione trionferà. A volte, lo ammetto, mi chiedo cosa ci faccio qui. Capite in che senso? Così distante da casa, dove la gente mi respinge. Ma poi mi passa perché ho in testa la promozione in C e la presunzione di pensare che quel giorno molte cose si saneranno.

In C, e poi?

In questi casi si dice: per salvarsi. Ma io e Ninni Corda giochiamo sempre per vincere. O almeno, per provarci.

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