Facchetti e Gabrielloni
Gli spaccAlessandria

Domenica torna una delle classiche del Como, riviviamola con due protagonisti

Una volta era il 14 giugno 2009; l’altra era il 25 aprile 2021. Stessa avversaria (l’Alessandria); stessa posta in palio (la promozione: in C1 nel 2009, in B nel 2021); stesso risultato della partita (2-1). E due mattatori: Luca Facchetti e Alessandro Gabrielloni, autori dei due gol che spinsero il Como verso la promozione. Domani torna Como-Alessandria, una delle sfide più sentite degli ultimi decenni, l’unica sopravvissuta. E la mente ritorna a quelle imprese. Più facile farlo con la sfida di sei mesi fa, fresca nella memoria di tutti; meno con quella del 2009, ormai 12 anni fa.

Nel 2009

Facchetti era al primo anno nel Como in C2. Bomber possente, l’unico che (nel ventaglio dei centravanti azzurri) poteva rivaleggiare con Cerri per stazza e corporatura, figlio del grande Giacinto dell’Inter, giocava con il 9 ma anche con il 10 per via delle alchimie di mister Di Chiara.

Quel giorno di giugno era la partita di andata dei playoff, c’erano oltre 6mila persone allo stadio, al Sinigaglia. La curva, un muro di folla: «Che ricordi. Uno dei miei più belli in carriera. C’era tanta elettricità e tanto entusiasmo, e aver deciso quella partita fu un momento di grande soddisfazione».

Si ricorda tutto: «Un gol per tempo: al 25’ palla di Brioschi, avevo la marcatura stretta del difensore e davo le spalle alla porta, mi sono girato bene e ho trovato l’angolino. Il secondo è stato più semplice, ero in posizione frontale. Due gol di piede, non capitava sempre. Mi ricordo la corsa sotto la curva e l’arrampicata sulla rete sotto i nostri tifosi. Anche se la foto iconica di quella sfida fu nel ritorno, quando mi ritrovai il bandierone del Como in mano e corsi a dorso nudo per tutto il campo con quella grande bandiera tra le mani».

Nel 2021

Il 25 aprile del 2021, non era una finale playoff. Ma era come se lo fosse. Partita decisiva tra le due contendenti, a due giornate dalla fine del campionato. Poche storie, chi vince passa in B. L’altra grande differenza? Che non c’era il pubblico. Stadio deserto, per le norme anti Covid. E questo resterà un cruccio nella memoria di Gabrielloni, specie se gli capiterà di chiacchierare al telefono con Facchetti e sentire i suoi ricordi.

«Quella giornata mi resterà nel cuore per sempre - dice oggi Gabrielloni, che si prepara alla partita di domani e che potrebbe essere anche titolare se Cerri non ce la farà -. Ricordo l’attesa vissuta con la tensione tipica delle finali, però ricordo anche la consapevolezza che avevamo che sarebbe bastato un ultimo sforzo per concludere quella difficile stagione nel migliore dei modi». La partita? «I mie due gol sono lì, in bacheca. Il primo di testa, cioè più normale, il secondo con un batti e ribatti in cui vinse la determinazione di volerla buttare dentro a tutti i costi. L’immagine che ho davanti è tutta la squadra e tutta la panchina che corrono verso di me per abbracciarmi. Peccato solo che mancava la gente dentro lo stadio. Durante la partita, intendo. Perché poi la gente c’era, eccome. Arrivò tutta fuori a festeggiare, con i fumogeni e le bandiere. Il rimpianto per non avere avuto la gente in partita è forte, ma è stata sicuramente una festa speciale che ci ricorderemo per sempre perché unica, soffocata all’inizio ed esplosiva alla fine. Ho foto e video di quella partita, che ogni tanto mi riguardo e guarderò nei prossimi anni. Adesso però la testa è al presente: farò tutto il possibile per ripetermi sabato, chissà...».

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