Il Como adesso cala il... 7 bello
Chajia: «Il mister mi dice: Vai»

Intervista a una delle rivelazioni dell’avvio di stagione azzurro

Moutir Chajia incanta il pubblico comasco. Parte sgommando sulla fascia, semina gli avversari, fa numeri di prestigio, nasconde la palla e la fa riapparire al momento oppotuno. Spesso sulla testa o sul piede di un compagno.

Se Cerri è il leader conclamato, il condottiero, il Thor azzurro, Chajia è il folletto, il maghetto, il funambolo diabolico. Quelli come lui (e lo ricordiamo qui sotto) spesso finiscono in panchina. Ma non succede se fai assist a ripetizione e se sei un problema per le difese avversarie.

Così, questo ragazzo belga di 23 anni, di origine marocchina, di assist ne ha fatti già quattro, e in due di queste occasioni ha (come si dice in gergo) spaccato la partita: a Brescia e con il Perugia.

Ciao Moutir: Como è ai tuoi piedi.

Esagerati. Però sento l’affetto dei tifosi. Grazie.

Ti sarà arrivato il gradimento per le tue giocate...

Oh, sì. Su Istagram mi scrivono in parecchi.

Cosa ti dicono?

Che sono un fenomeno. (sorride, ndr). Non esageriamo... Ma sono contento.

Quelli come te rischiano di andare in panchina, a volte.

Mah, non so. Di una cosa sono certo: se a uno piace fare uno contro uno, saltare l’uomo, poi deve anche essere utile alla squadra. Insomma ok i dribbling e il gesto tecnico, ma poi devi fare assist e gol. Se no i dribbling diventano aria fritta.

E tu di assist ne hai fatti già quattro.

Sì, a Crotone, a Terni, a Brescia e con il Perugia.

Il più bello?

Direi. il più importante: quello di Brescia. Abbiamo l’impressione che in quella partita sia scattato un click nella testa della squadra. È stato molto importante vincere lì.

Invece non hai ancora fatto gol.

Mannaggia, non ricordatemelo...

Si vede che ci tieni. Quando tiri e il portiere para, hai sempre un gesto di stizza...

Ma avete visto che parata ha fatto il portiere del Perugia? Ci avevo provato anche con l’Ascoli e con l’Alessandria. Non va. Non un grosso problema, eh. L’importante è che vinca la squadra. Però un gol non sarebbe male. Ci riproverò. Dopo la doppietta al Catanzaro in Coppa Italia, più nulla.

Dicevamo del rischio panchina. Qui invece ha subito preso il tuo posto.

Sì, sono stato in panchina qualche volta perché non stavo bene. Avevo avuto un problemino al ginocchio prima di Brescia, per questo ero rimasto fuori, ma poi ero entrato.

Ma com’è che ad Ascoli e all’Entella non eri riuscito a esprimerti alla tua maniera? Da cosa dipende?

Semplice: da mister Gattuso. Ci siamo conosciuti a Novara, è stata la prima persona che ho conosciuto una volta che sono arrivato dal Belgio. Mi ricordo che mi diede subito fiducia, mi incoraggiava a insistere in quello che mi viene meglio. Altrove non è stato così: gli allenatori mi dicevano “gioca semplice, due tocchi e via”. E allora niente dribbling. E mi intristivo. Qui invece ho ritrovato Gattuso che mi lascia libero di essere me stesso. Crede in me e io sento la fiducia dell’allenatore, che è una cosa importante per cercare certe giocate.

Facciamo una battuta: all’oratorio uno come te qualche volta lo si manda a quel paese se non passa la palla...

(ride di gusto, ndr) Ma no. I compagni sanno che se ho la palla io, devono fare dei movimenti diversi. E che qualche cosa di bello magari viene fuori. Visto il movimento di La Gumina con il Perugia?

Chi ti ha ispirato?

Il mio idolo era Ronaldinho. Io divoro calcio in tv e spesso seguo le partite dove c’è qualche estroso che si inventa qualcosa. Così è più bello anche per gli spettatori, no?

Segui il calcio italiano?

Non tanto. Preferisco quello francese.

In Italia c’è troppa attenzione alla tattica?

Ma no, adesso vedo che anche qui si dà valore al bel calcio.

Dove può arrivare il Como?

Ah, adesso possiamo dire di tutto. Preferisco pensare a partita per partita. Adesso sarebbe come parlare del nulla.

Perché hai il 7?

Me l’hanno dato in ritiro, mi è piaciuto subito.

Sabato sei stato decisivo anche dalla zona centrale del campo. C’è chi dice che lì saresti addirittura più devastante.

A me piace anche accentrarmi, gioco con il piede invertito (nel senso che è destro, ma gioca a a sinistra, ndr) per poter andare anche al tiro. Sì, ho giocato anche trequartista, ma nel 4-4-2 è logico che io giochi lì. E io sono contento.

Fuori dal campo come va?

Vivo fuori città, vicino al mio amico H’Maidat. Dunque non vivo molto il centro. Divoro film e serie tv. L’ultima che ho visto, una serie brasiliana. Musica? Rap francese. Cibo? Pasta al pomodoro.

È vero che ti voleva lo Sporting LIsbona?

Sì, capitò quando ero a Novara. Ma le due società non si misero d’accordo.

Come si pronuncia Chajia?

Cha-ia. All’italiana. In belga Cha-ja. Ma qui è giusto Cha-ia.

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