Peli... cità Como, prima la scuola
«E Favini mi ha insegnato tanto»

Alla scoperta del diciannovenne di scuola Atalanta che sta stupendo in azzurro

Prima la scuola, poi l’intervista e l’allenamento. È anche da questi particolari, questi sì, che si giudica un giocatore. Dall’impegno e dalla serietà con cui si costruisce la propria vita, umana e professionale. Lorenzo Peli ha 19 anni, domenica è stato il più applaudito di tutti, grande protagonista della vittoria con la Pianese che ha rilanciato il Como. Ma non si dimentica di andare a scuola e di studiare, per un diploma che forse gli servirà poco a questo punto, «ma sono al quinto anno del liceo, indirizzo economico sociale, e voglio arrivare pronto alla maturità. Lo frequentavo a Bergamo, adesso mi sono organizzato con una scuola privata. Salto le lezioni solo nei giorni del doppio allenamento».

Un ragazzo concentrato sui suoi obiettivi. Il calcio è la sua vita da quando era piccolissimo, «sono nato a Seriate, ma sono di Ghisalba, ho cominciato a giocare lì, poi quando avevo otto anni mi ha preso l’Atalanta». Che se lo è tenuto con sé fino a portarlo al ritiro con la prima squadra di Gasperini, alle panchine in serie A, «l’emozione più grande nella partita con la Juve, seduto insieme ai miei idoli, il Papu Gomez, Ilicic, e Ronaldo lì a pochi passi da me...», esperienze che Peli ha vissuto negli ultimi due anni prima di venire in prestito al Como.

Anni in cui ha vestito anche la maglia azzurra, con la Nazionale Under 18 e Under 19. «Intanto giocavo sempre con la Primavera, ma ho cominciato a capire che il calcio fuori dal settore giovanile è un altro mondo, con prospettive tutte diverse, dove conta solo il risultato», e dove è indispensabile crescere in fretta. «Per questo è importante avere un gruppo affiatato come il nostro, qui al Como. Perchè i consigli dei compagni più esperti servono tanto».

A proposito di consigli, Lorenzo ricorda con grande affetto una persona che gliene ha dati tanti, «Mino Favini, me lo ricordo bene, è riuscito a insegnare tanto anche a me. La sua mancanza mi ha colpito tanto, ero anch’io al suo funerale, una persona deliziosa, che non dimenticherò mai». Poi c’è il suo allenatore delle giovanili, Under 17 e Primavera, «Massimo Brambilla, la persona a cui devo più di tutti per la mia crescita, sia umana che calcistica».

Se l’Atalanta è casa, Como è il posto dove Lorenzo sta facendo i primi passi “da grande”. «È la mia prima esperienza lontano dalla famiglia, vivo da solo, intorno a me ci sono tutte persone nuove. E mi trovo molto bene. Dopo questi primi mesi mi sento più pronto, ho anche cambiato il mio ruolo, perchè fino all’anno scorso io ho sempre giocato più avanti, da attaccante esterno vero e proprio. Credo che questa posizione sia comunque adatta a me, tra le mie caratteristiche ci sono la corsa, la velocità, avere più metri a disposizione è una cosa favorevole, anche se si devono fare tanti chilometri in più... Del resto sono sempre più stato uno da assist, non un bomber».

Gli insegnamenti di Banchini ora sono la sua nuova scuola sul campo. «È un allenatore che pretende molto, perchè sa che possiamo dare tanto e migliorare sempre. Non si perde in complimenti, ma parla tanto anche individualmente, e questo è importante per noi giovani». Soprattutto se i risultati sono questi.

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