Quando Paolo Rossi
metteva i dischi a Radio Lario

L’ex radiocronista Beppe Pisani racconta il loro rapporto: «Io lavoravo in radio e lui aveva preso la radio come un... bar»

Paolo Rossi giocò anche a Como. Oddio, giocò... Sei presenze nella stagione 1975-76 in serie A, sul Lario in prestito dalla Juve e nemmeno centravanti. Già, allora giocava con il numero 7, e i tecnici fin lì lo vedevano più come ala. Rossi era anche reduce da diversi infortuni al menisco. E le sue scarse presenze erano dettate anche da questo motivo. Eppure lasciò una scia di simpatia in chi poi lo vide esplodere altrove: Rossi andò al Vicenza, dove Gb Fabbri lo trasformò in centravanti facendo la sua fortuna. Pochi lo ricordano, ma il Paolo Rossi capocannoniere in B che andò a guadagnarsi la A con il Vicenza, l’anno dopo venne a festeggiare proprio a Como, all’ultima giornata, nel suo vecchio stadio. L’anno dopo sarebbe stato Real Vicenza, secondo posto in A capocannoniere e convocato per il Mondiale Argentino. Soli due anni dopo Como.

Chi lo frequentò molto in quella stagione, è Beppe Pisani, il radio e telecronista delle partite del Como per Radio Lario e tv private, dal 1979 al 1982. «Diventammo amici - ricorda oggi Pisani, noto in città anche per il suo ruolo a capo di Federmoda Lombardia -, un rapporto molto naturale, non forzato. Era un ragazzo semplice, molto timido. Sapeva di partire in seconda linea, ma era un grande professionista. Una volta, al campo di allenamento, dove mi recavo per le interviste, mi permisi di dirlo a Bagnoli: “Scusate, ma perché non fate mai giocare Rossi?”. Mi chiamarono da parte i dirigenti e mi spiegarono che Rossi era della Juve, aveva fatto quattro menischi, e loro volevano tutelare i prodotti del settore giovanile». Pisani racconta il loro rapporto: «Io lavoravo a Raidio Lario e lui aveva preso la radio come un... bar».

«Veniva spesso a passare i pomeriggi, rispondeva alle telefonate, si intratteneva con qualche ascoltatore o, meglio, ascoltatrice. Ha messo anche qualche disco. Ci trovavamo al Bar Seven di viale Roonsvelt, il bar dell’Aristide, e veniva a giocare a calcio con noi. Lo avesse scoperto il Como... Veniva anche a mangiare a casa mia, ma mai usciva dopo cena».

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