Zola sì che lo conosce bene
«Wise entusiasta del Como»

L’ex fantasista sardo e il Ceo del Como hanno giocato assieme al Chelsea

Gianfranco Zola è un grande amico di Dennis Wise. Hanno passato insieme cinque anni al Chelsea e il fantasista sardo che giocò anche con Parma, Cagliari e Napoli, ma che nella squadra inglese ottenne i suoi più grandi successi, ancora sente regolarmente il Ceo del Como. Così abbiamo pensato di farci raccontare il “suo” Wise. Cinque anni insieme dal 1997 al 2001. Con una Coppa di Lega una Coppa Uefa e una Supercoppa Europea vinte.

Zola, che ci dice di Wise?

Ah, Dennis. Grande personaggio. Grande amico.

Lei lo ha conosciuto sia quando era un po’ pazzerello, sia quando si è responsabilizzato con la fascia di capitano...

Perchè si è responsabilizzato? Ha messo la testa a posto? Wow, questa è una notizia... (ride, ndr)

Lo sa che è diventato il boss del Como?

Certo che lo so. Ci sentiamo spesso, mi racconta tutto.

E cosa dice?

Che è entusiasta di questa avventura. Me ne parla davvero con enfasi.

Ma secondo lei, il Wise grintoso che conosceva lei, ci sta bene come dirigente?

Certamente sì. Perché Dennis il dirigente lo ha già fatto, lo ha fatto nel Newcastle. Ha passato tutti i ruoli del calcio, il calciatore, l’allenatore, il dirigente. Ha una visione generale. Vede le cose a 360°, anche da manager, non solo da ex calciatore. È senza dubbio il suo lavoro.

Quest’anno non si è visto mai, però...

Colpa della pandemia. Per esempio, ci eravamo messi d’accordo che sarebbe venuto a trovarmi in Sardegna quando ci sarebbe stata Olbia-Como, invece non è potuto venire per via delle restrizioni. Non posso dire certo io come intenderà fare in futuro, ma certo mi immagino verrà più spesso.

Le ha detto cosa vuol fare a Como?

Non nello specifico, ma conoscendolo credo di poter immaginare: vincere. Vuole fare bene, si è appassionato. Mi chiamava per raccontarmi le partite di quest’anno.

Le dà dei consigli?

Scherza? Se gli do un consiglio, quel testone è capace di fare il contrario... (ride, ndr) Ma no, non ha certo bisogno dei miei consigli.

Che tipo era Wise, quando giocavate insieme?

Premetto che con Dennis andavamo molto d’accordo, era molto utile e serio sul campo, e molto divertente e istrionico fuori. Da me avrete sempre buone parole su di lui.

Ok, ma la sua vita è stata costellata di episodi un po’ così.

Lui era un duro. Il calcio inglese è da duri. Lui era il prototipo di quel giocatori lì, che faceva entrate molto molto dure e non aveva paura di nessuno. Ma non è un pazzo o un rissoso. Al contrario è uno molto intelligente che ha saputo conquistarsi sempre la fiducia del gruppo.

Come?

Per esempio sapeva essere un punto di riferimento per gli inglesi e gli stranieri allo stesso modo. Lottava per i diritti di tutti, e nello spogliatoio era molto importante. Io gli devo dire anche grazie.

Perché?

Per un assist famoso che mi fece nella finale della Coppa Uefa e io feci gol grazie a quel passaggio. All’inizio giocava esterno, ma poi venne messo in mezzo al campo e interpretò quel ruolo alla perfezione. Era uno stantuffo inesauribile, correva correva ma era anche tecnico.

Ci sono episodi di campo che sono famosi. I suoi litigi con gli avversari, ad esempio.

Uuuuhhh. C’erano dei giocatori con cui proprio non si pigliava. C’erano avversari con i quali si sapeva prima dell’inizio della partita che o uno o l’altro non avrebbero finito la partita. E infatti finiva così. Mi ricordo della foto del faccia a faccia con Vieira, lui era 20 cm. più basso ma aveva un coraggio fuori dal normale. Per questo è entrato nel cuore dei tifosi.

Poi c’è la storia di quando avevate vinto la Coppa e lui si mise il coperchio del trofeo per cappello e qualcuno si offese.

Si offese? Ma no. A volte non si sa bene come andarono le cose. In realtà quella volta la Coppa cadde e si ruppe, si staccò il coperchio e allora lui lo raccolse e fece quella cosa per felicità.

C’è un aneddoto che vi accomuna?

Sì. Quando arrivai al Chelsea, presi un libro per imparare l’inglese. Lui strappò via un capitolo di netto, di nascosto, e rimise il libro al a posto. Io già ci capivo poco, ma senza quella parte mancante continuavo ad andare avanti e indietro. Non mi ci trovavo. E lui continuava a chiedermi “Come va il libro? Ti piace?”. Dopo dieci giorni che lo avevo finito, arrivò con il capitolo mancante: “Ehi, hai perso questo...”».

In Italia è stato tramandato come una specie di Gascoigne. È corretto?

Direi di no. Gascoigne era più estremo, era un teatrante, riusciva a fare gruppo attraverso gli scherzi. Wise invece faceva gruppo anche perché era punto di riferimento nella sua maniera di essere calciatore. Uno molto intelligente.

Verrà a Como a vedere qualche partita del Como di Wise?

Non è escluso.Per ora mi ha detto che verrà in Sardegna a trovarmi, poi vedremo. Ma con lui tranquilli, andate bene.

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