Il filo che unisce
le Olimpiadi alla Lario

A Londra 2012 la Lario ha mandato il primo due senza femminile della storica del canottaggio. Sulla barca c’erano Claudia Wurzel e Sara Bertolasi

Di pagine di storia del canottaggio la Canottieri Lario ne ha scritte tante. Tante prime volte in 130 anni, come dice a giusta ragione il presidente Leonardo Bernasconi. La prima delle prime in assoluto forse per lo stesso sport azzurro, quel 4 luglio 1914 a Henley sul Tamigi, quando Giuseppe Sinigaglia vinse la prestigiosa Diamond’s Sculls, gara in singolo a eliminazione diretta che può essere considerata l’equivalente di un odierno campionato del mondo. il “Sina” fu il primo italiano a battere gli inglesi in casa loro. E la cosa scottò parecchio ai sudditi di sua maestà britannica. Passiamo al capitolo Olimpiadi.

A Londra 2012 la Lario ha mandato il primo due senza femminile della storica del canottaggio. Sulla barca c’erano Claudia Wurzel e Sara Bertolasi, che finirono undicesime. A Rio 2016, Claudia Wurzel non c’era, ma Sara Bertolasi sì con la padovana Alessandra Patelli, tornando a casa con il decimo posto . Nel 2018, a Buenos Aires, Nicolas Castelnovo è stato il primo italiano a vincere le Olimpiadi Giovanili.

Il supertecnico Stefano Fraquelli, sempre della Lario per la prima volta ha portato a Tokyo 2020 quattro barche femminile, festeggiando anche il primo oro nella storia del canottaggio italiano . Tra le quattro barche femminili, c’era per la terza presenza ai Giochi, anche il due senza della comasca Aisha Rocek e della torinese Kiri Tontodinati, che sono finite dodicesime. «Non è il risultato che ci rispecchia – tiene a precisare Aisha , dal 2017 in forza ai Carabinieri – e non soddisfa affatto. Con il caratterino pretenzioso che ho, volevo guadagnare qualche posizione in più. Ma a mente fredda sono successe tante cose prima di questa Olimpiadi». Cosa? «Innanzi tutto il lockdown e il rinvio dei Giochi. Poi l’intermezzo di Lucerna per tentare di qualificare anche il quattro senza, che non ci è riuscito. Nonostante tutto abbiamo cercato di prepararci al meglio e presentarci a Tokyo nelle migliori condizioni possibili». Sono giovani e avranno tempo di prendersi la rivincita. «Sicuramente. Basta rimanere “hungry”, affamate, perché questo è un punto di partenza per il futuro. Ora sapremo come prepararci meglio, su cosa lavorare con la consapevolezza di essere ancora a metà percorso di crescita. Il meglio deve ancora arrivare».

A seguire in tv questo due senza e tutta la squadra azzurra, da Johor Bahru, in Malaysia al confine con Singapore, Claudia Wurzel, la prima a qualificare il due senza. Dopo sei anni in Cina, per motivi di lavoro della famiglia, Claudia è arrivata in Malaysia e fa la mamma full time, accudendo ai due figli, un maschio e una femmina. Ma il lago di Como e gli anni passati alla Lario li porta sempre nel cuore. «Qui non si sta male e viviamo in un posto stupendo – assicura - ma il lago di Como mi manca sempre. Se ora mi chiedessero vuoi andare al mare o al lago sceglierei la seconda destinazione».

Hai visto il due senza di Aisha e Kiri? «Ho seguito tutto e non ho mai visto delle gare di canottaggio come a Tokyo. Sono rimasta senza fiato solamente a vederle. Una emozione incredibile veder vincere il doppio pl e vedere le stesse ragazze che conosco portarsi a casa la prima medaglia olimpica, oltretutto d’oro, nella storia italiana. È cambiato molto negli ultimi anni ed è bello vedere alle Olimpiadi una squadra femminile così numerosa. Ovviamente sono anche super orgogliosa che c’era la Lario con Aisha Rocek, che secondo me porterà ancora tante soddisfazioni all’Italia, a Como ed alla canottieri. Su Pietro Ruta ci avrei scommesso la medaglia. È un atleta con molta esperienza ormai e ha saputo gestire molto bene il campo di regata che era in condizioni pessime. Allo stesso tempo mi si è stretto il cuore vedere il quattro di coppia maschile che stava andando a prendersi la medaglia per Filippo Mondelli».

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