Parravicini d’oro
«Ma prima lo studio»

«Questo mese devo dare la tesi di Giurisprudenza qui a Como, all’Università dell’Insubria»

Greta Parravicini, 21 anni, è nata ad Erba ed abita a Cernobbio. E’ davvero un’atleta straordinaria, che dopo sette titoli tricolori, nel giro di soli due mesi quest’anno ha portato a casa un argento mondiale e il titolo europeo Pesi Leggeri Under 23 la settimana scorsa, cambiando addirittura il tipo di vogata a distanza di un’uscita con l’altra.

Argento in doppio ai Mondiali di Racice e oro in due senza agli Europei di Kruszwica. Più versatile di così?

Ho sempre vogato di coppia e trovandomi a remare di punta è stata molto dura all’inizio. Mi sono anche presa una tendinite al braccio sinistro. Dopo l’argento al Mondiale di Racice lo scorso luglio in doppio con Elisa Grisoni, avrei dovuto fare anche l’Europeo in doppio, ma le cose sono andate diversamente dalla mie aspettative. Sono stata chiamata, infatti, proprio all’ultimo momento nel due senza, perché una delle due dell’equipaggio originario era impegnata nella tesi di laurea. Così ho dovuto partire subito per Trieste a preparare la barca con la vogatrice superstite del due senza, Maria Elena Zerboni”.

Non è stato meglio così, dal momento che avete vinto l’oro?

Quello è vero, ma è stata una corsa contro il tempo. Fortuna che mi ero preparata prima al Centro Remiero Lago di Pusiano, perché quando sono arrivata a Trieste ho potuto allenarmi poco per via della tendinite. Comunque quelle poche uscite in barca con Maria Elena mi ci hanno fatto prendere la mano con la vogata di punta, nonostante non l’avessi mai fatta. Così siamo partite con tante belle speranze, nonostante le poche certezze che avevamo

Invece è andata a meraviglia

Sì. E’ stata durissima, ma ce l’abbiamo fatta, nonostante una partenza non perfetta. Turchia e Polonia sono andate via subito e siamo state costrette a rincorrere. Però siamo riuscite a prenderle e sorpassarle, dando il meglio di noi stesse. Poi, dopo i 1550 metri, è arrivata la parte più dura a rintuzzare i loro attacchi, finché siamo riuscite a tenerle a distanza di sicurezza e concludere prime.

Tornerai a remare di punta?

Se mi verrà chiesto non mi tirerò certo indietro, ma preferirei di no. Mi piace di più la coppia, che oltre tutto nel doppio pesi leggeri è rimasta barca olimpica.

Guardi a Parigi 2024?

Ci non guarderebbe? Ma la vedo molto dura, con Federica Cesarini e Valentina Rodini, fresche dell’oro di Tokyo 2020. Siamo in troppi pesi leggeri a sognare le Olimpiadi, comunque mai dire mai.

Come sei arrivata alla Lario?

Ho iniziato a remare a nove anni alla Cernobbio, dove c’era il mio fratello maggiore Federico. Poi Laura Bianchi, che abita di fronte a casa mia, allora allenatrice con Giambattista Della Porta, continuava a sollecitarmi a venire in canottieri, finché ho accettato e devo dire che mi è piaciuto subito. Poi da cadetta sono passata alla Lario e da lì è iniziato il mio percorso nelle categorie superiori fino all’ arrivo in nazionale.

Non ti è mai passato per la mente di aumentare di peso e passare dai leggeri ai pesanti?

No. Ormai mi sono abituata a frenare la gola per non sforare dal peso, perché mi piace la categoria dei pesi leggeri. E’ molto tecnica e soprattutto vado molto d’accordo con le mie compagne di voga. L’annoi prossimo sono ancora Under 23 e voglio conquistare ancora qualcosa di importante..

Per continuare l’attività remiera pensi di entrare in un Corpo militare?

No. Ciò non rientra nei miei programmi. Questo mese devo dare la tesi di Giurisprudenza qui a Como, all’Università dell’Insubria. E’ mio desiderio continuare nel canottaggio, che è la mia passione e spero possa darmi altre soddisfazioni, però intendo affermarmi anche professionalmente. Voglio comunque restare in famiglia. Lo scorso novembre, purtroppo, è venuta a mancare mia mamma Anna e sono rimasta con mio papà Giulio e mio fratello.

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