Cantù amareggiata
Ma cerca la reazione

Frates: «Questa sconfitta può essere salutare, perché ora possiamo vedere dove toccare e sistemare la squadra, chiudendoci in palestra»

«Non ci nascondiamo dietro a un dito, abbiamo giocato male (l’espressione è ben più colorita, nda) e siamo rimasti sorpresi anche noi». Cantù travolta da Treviglio all’esordio in Supercoppa (che tra l’altro ha scelto Lignano Sabbiadoro per le finali) ha fatto alzare subito le antenne di tifosi e staff tecnico. Il direttore tecnico Fabrizio Frates, a mente fredda, salva poco o niente del ko interno. Mettendo qualche paletto qua e là.

Tanti i problemi rilevati, con la consapevolezza, però, che al campionato mancano ancora due settimane abbondanti. Però il passo falso non è piaciuto: «Oggettivamente la prestazione non è stata positiva, non abbiamo espresso le nostre potenzialità, ci siamo fatti prendere dalla tensione fin dall’inizio. Quando l’abbiamo rimessa in piedi a inizio secondo tempo, pensando di cambiare il trend dopo la nostra lenta rimonta, ci siamo sciolti come neve al sole».

La partita contava fino a un certo punto, ma era comunque importante per mille motivi: «Infatti siamo dispiaciuti nei confronti di società e tifosi, che avevano aspettative. Era Supercoppa, ma c’era comunque attesa: era la prima volta a Desio, contro una squadra di categoria. Abbiamo mancato la prova».

Come si volta pagina? «Ora è fondamentale sbollire in palestra. Tutti siamo rimasti sorpresi, amareggiati e incazzati. Ma questi sentimenti devono trasformarsi in energia e lavoro. Sottolineo “lavoro”, perché evidentemente non siamo ancora quelli che vogliamo diventare: il percorso sarà lungo. Ci sarebbe piaciuto costruire questa “casa” attraverso le vittorie, ma prendiamola così: questa sconfitta può essere salutare, perché ora possiamo vedere dove toccare e sistemare la squadra, chiudendoci in palestra».

Frates non cerca attenuanti e conferma il valore della squadra: «Non abbiamo alcun dubbio sulla qualità singoli, della squadra e dell’impegno. Ricordiamoci anche che siamo al 10 settembre, che lavoriamo insieme da quattro settimane, con Bayehe arrivato da pochi giorni dagli impegni in Nazionale. La delusione va rivista e analizzata. Una prestazione del genere non è più accettabile, l’ho detto anche ai ragazzi. Le percentuali da 3, le palle perse, i liberi sbagliati, il caos nei cambi sono cose che accettiamo perché sono tipiche del 10 settembre. Ma non accetteremo più una squadra che abbassa la testa. Da salvare? Si è intravisto qualcosa che proviamo, tipo il pressing a tutto campo. Ma la cosa importante è che ora sappiamo dove lavorare per correggere: siamo ancora “work in progress”».

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