Energy Team 2020
«Buona annata»

Il presidente dell’Energy Team di Albese con Cassano, all’inizio della scorsa stagione, forse si sarebbe atteso «qualcosa di più»

Due podi, una vittoria in Svizzera e un terzo a Morimondo, sempre a cronometro, più alcuni piazzamenti nei dieci. «Tutto sommato non è andata malissimo», commenta Rocco Pisano.

Il presidente dell’Energy Team di Albese con Cassano, all’inizio della scorsa stagione, forse si sarebbe atteso «qualcosa di più».

I suoi Juniores, come del resto l’intero mondo del pedale (e non solo), sono rimasti loro malgrado coinvolti in tutto ciò che si è portato con sé il coronavirus, con posticipo dell’avvio delle gare, cancellazione di trofei già programmati, riduzione del numero dei partecipanti alle singole competizioni a caratterizzare una stagione, la 2020, che da qualsivoglia punto la si guardi è e resterà differente da tutte le precedenti.

«Dopo il ritiro, tutto si è fermato. I ragazzi sono stati costretti per mesi sui rulli e, da lì in avanti, è stato tutto un caos. Non solo è saltata la preparazione, ma ci sono stati un sacco di intoppi, per esempio gare annullate il giorno prima dell’effettuazione», racconta.

In questo quadro, l’Energy Team ci ha comunque provato. «Un primo, un terzo e qualche piazzamento nei dieci al traguardo valgono comunque qualcosa. Lo dico pensando ad altre società che, nel corso dell’anno, hanno visto i loro corridori anche abbandonare il ciclismo. È chiaro che all’inizio dell’anno avrei sperato in qualche risultato in più, ma è pur vero che allo scoppio del Covid-19 ho temuto il peggio. Ecco perché penso in fondo non essere andata poi maluccio», sottolinea Pisano.

Il quadro d’insieme non è stato facile da affrontare: «tante corse annullate all’ultimo» hanno fatto il paio con «trasferte da 5-600 chilometri» per raggiungere le sedi di gara, spostamenti «inopportuni, specie se non hai in organico ragazzi adatti» alle poche prove realmente andate in scena.

In questo contesto, la confusione è andata via via aumentando, con sempre maggiori sacrifici richiesti agli organizzatori («bisogna togliersi il cappello di fronte a coloro che sono riusciti a organizzare le corse. Per rispettare tutte le prescrizioni hanno dovuto fare davvero i salti mortali», prosegue) e la sensazione che una stagione così travagliata, forse, avrebbe anche potuto non partire del tutto.

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