Gran Fondo 2019 a rischio
Lombardia: partenza?

La spesa per il Giro d’Italia ora chiede il... conto. Restrizioni possibili sulle altre manifestazioni. La pedalata amatoriale potrebbe saltare

Spifferi maligni soffiano sul grande ciclismo a Como. Seppure in una annata che sarà da ricordare per il ritorno di una tappa del Giro d’Italia in città dopo 31 anni. Ecco, appunto: il grande sforzo fatto dal Comune di Como per avere il grande evento in rosa a maggio (domenica 26) potrebbe lasciare sul selciato morti e feriti.

A fortissimo rischio sarebbe la Gran Fondo di ottobre, la pedalata per amatori (5000 ciclisti al via) che Rcs abbina da due anni al Giro di Lombardia. E anche il Giro di Lombardia stesso non se la passerebbe benissimo. Con una attenzione al portafogli causato dall’esborso per la tappa del Giro d’Italia (circa 250mila euro), si starebbe valutando un cambio di strategia per l’autunno 2019: non più l’arrivo, ma la partenza (che costa molto meno, circa la metà). Tanto più che Bergamo (che ha dovuto accettare due arrivi consecutivi a Como obtorto collo) non vede l’ora di rimettere le mani sull’arrivo della corsa.

Detta così potrebbe essere anche uno scenario logico e comprensibile. Como proseguirebbe il suo matrimonio con il grande ciclismo, foriero di sviluppi turistici in parte immaginati e in parte no, saltando un turno sul binomio del Lombardia. Tornando poi a ridiscutere tutto il pacchetto per il 2020. Già. Non fosse che gli organizzatori del Giro di Lombardia (Rcs) non hanno fatto mistero di considerare la pedalata amatoriale “conditio sine qua non” per avere anche il Lombardia qui. La Gran Fondo è una scommessa Rcs che parte da lontano e che ha individuato in Como un terreno fertile per far crescere la manifestazione esattamente come fatto sulle Strade Bianche in Toscana, o come sta succedendo per la San Remo: un evento da decine di migliaia di persone, legato soprattutto alle caratteristiche del territorio come calamita del successo. I capi di Rcs, ricevuta la notizia dei problemi legati alla Gran Fondo, pare abbiano reagito in maniera tuttaltro che morbida. Speriamo non tale da mettere a rischio il matrimonio tra il grande ciclismo e la nostra città.

La rinuncia alla Gran Fondo, però, non è una questione solo economica. Nel braccio di ferro interno a Palazzo Cernezzi tra chi è favorevole e chi no a chiudere mezza città per le biciclette, in questo momento pare abbiano avuto il sopravvento i contrari.

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