«Il Lombardia?
È un Mondiale»

Un’ora e mezza di show. L’ex ct Davide Cassani è stato ospite della serata di CentoCantù e dal Canturino, allo Yacht Club

Un’ora e mezza di show. L’ex ct Davide Cassani è stato ospite della serata di CentoCantù e dal Canturino, allo Yacht Club, occasione per lanciare il Lombardia che scatterà domani da Como per arrivare a Bergamo. Incalzato dal caporedattore de La Provincia Edoardo Ceriani e dal presidente di CentoCantù Paolo Frigerio, ha parlato della corsa e di molto altro.

«Ne ho corsi tanti, ne ho commentati una ventina, ne ho osservato da ct altri otto. Una corsa speciale. Noto che negli ultimi anni è tornato a essere una rivincita del Mondiale. Guardate quest’anno, ci sono tutti, Roglic, Pogacar, Alaphilippe, tanti altri. Uno spettacolo. L’alternanza? Per me è una cosa positiva, perché quando non hai l’arrivo, poi fai di tutto per averlo l’anno dopo e si creano attesa ed entusiasmo. Da corridore mi ricordo la corsa del 1992, una fuga sotto l’acqua con Rominger e Chiappucci. Davvero una bella impresa, arrivai terzo».

«La nuova maniera di correre dei giovani assi è impressionante. Avete visto Val der Poel alla Tirreno Adriatico o anche Evenepoel al Trittico? Fughe da lontano come se il traguardo fosse dietro la curva. Il problema per loro è che i rivali ora lo sanno e tarano le corse su quel canovaccio. Tipo Colbrelli all’Europeo. E poi è importante gestirsi. Colbrelli non ha fatto le Olimpiadi e ha potuto lavorare bene per il finale. Va Aert invece mi sembra stanco».

«Per me è un fenomeno. Quando lo visto da juniores, non ci credevo. Mai vista una roba del genere. Ma ha una bella concorrenza. È un momento ricco di grande talento».

«Spesso mi chiedono quando gli italiani torneranno a dominare come tanti anni fa. Ma io dico: mai. Perché una volta c’erano solo italiani, belgi, spagnoli e francesi. Adesso sono arrivati gli inglesi, gli sloveni e sudamericani. La concorrenza è più alta. E nel contempo sono diminuiti i numeri della base. Ma si può lavorare bene, come dimostrato quest’anno: europeo, Roubaix, ori mondiali crono, donne e U23. Restiamo un riferimento. Al Mondiale peccato la caduta di Ballerini e Trentin, se no una medaglia potevamo vincerla. A proposito: Ballerini è in tempo per vincere qualcosa di grande. E Bagioli è fortissimo: quando lo conobbi al canturino, mi bastò vedere il suo sguardo per capire che sarebbe diventato corridore».

«Il mio maestro è stato Martini. Io sono contento di quello che ho fatto, sono stati otto anni fantastici. L’ultimo mese il più bello, perché sapevo che sarebbe stato l’ultimo. Devo ringraziare la Federazione che mi ha dato questa opportunità. Quando mi hanno rimandato a casa dalle Olimpiadi? Non è stato bello, ci sono rimasto male, ma erano le regole del Covid e non potevo assistere alle gare in pista. Ci tenevo. Il futuro? Voglio restare nel mondo del ciclismo, è la mia vita. Ho 60 anni, ma me ne sento 40. Grazie al fatto che faccio sport. Mi alzo la mattina e ho voglia di realizzare i miei sogni. Sono fortunato».

© RIPRODUZIONE RISERVATA