«Il mio Lombardia. Como “deve” esserci perché è la storia»

Ciclismo In tantissimi allo Yacht Club per Baronchelli: «Qui vinsi nel 1977 dopo sette ore sotto la pioggia e all’arrivo non trovai la forza per alzare le braccia»

Da «contadino cui non piaceva lavorare» a corridore che nella sua carriera da professionista ha vinto nel 94 gare il passo è stato breve. L’appellativo di “campione”, però, nonse lo sente addosso, tant’è che è lo stesso Gianbattista Baronchelli a dirlo espressamente a testimonianza di quel successo che, benché lo stesso Eddy Merckx lo ritenesse quasi un predestinato, in più d’una occasione gli è scappato di mano: «Non sono stato un fuoriclasse. Non mi ritengo un campione: non sono neanche riuscito a vincere un Giro», racconta.

I due sigilli

Due volte secondo e una volta terzo al Giro d’Italia, il Baronchelli che ha raccontato aneddoti e s’è prestato alle domande dei tanti che hanno voluto partecipare all’incontro organizzato allo Yacht Club di Como da Centocantù e Cc Canturino di Lombardia ne ha centrati ben due, l’uno nel 1977 e l’altro, quasi a fine carriera, nel 1986.

«All’arrivo non ho avuto nemmeno la forza di alzare le mani. A Como fu una bellissima vittoria, preceduta da più di sette ore di corsa sotto la pioggia. Dopo un’oretta dal nostro arrivo, esondò perfino il lago», racconta col sorriso di chi sa che sulle salite della Valle Intelvi si decise una fetta importante di quell’impresa. Il secondo sigillo, invece, giunse nove anni più tardi. In quell’occasione – un po’ come avverrà sabato mattina – il Lombardia partì da Como, per poi concludersi a Milano.

«Como – prosegue l’ex atleta bergamasco - deve esserci sempre al Lombardia, perché rappresenta la storia del Lombardia. Della mia seconda vittoria ricordo benissimo l’arrivo davanti al Duomo di Milano in occasione del 600° anniversario della sua costruzione. Penso sia stata la mia vittoria più bella, arrivata dopo un cambio di società a metà stagione che fece parecchio discutere».

Storica la sua rivalità con Francesco Moser, cui peraltro si deve la decisione di passare dalla Supermercati Brianzoli alla Del Tongo proprio per evitare la contrapposizione con il campione trentino; tuttora sulla pelle quel bollino da “perdente” che gli affibbiarono cammin facendo appunto per non aver mai portato a casa la maglia rosa e aver mancato d’un soffio la maglia iridata.

«Ho deluso i tifosi»

Ancorché le tante vittorie alle spalle, Baronchelli sottolinea quanto sia stato difficile convivere con il non aver espresso tutto il suo potenziale: «Ho deluso le mie stesse aspettative e mi ha sempre pesato la delusione dei tifosi. Li ho delusi tantissime volte: il massimo, in questo senso, era tifare Baronchelli e l’Inter assieme».

Tista per gli amici, Gibì per i tifosi, Baronchelli ha affidato le sue memorie a due libri, con la sostanziale uscita di scena tra il 1989 (l’anno del suo ritiro) e la pubblicazione del primo dei due volumi.

© RIPRODUZIONE RISERVATA