Il Monumento a Bartali
inaugurato a Cermenate

Non in un luogo qualunque, ma dove il 18 ottobre del 1953 il Ginettaccio nazionale rimase coinvolto in un incidente stradale

«Il bene si fa, ma non si dice», ripeteva Gino Bartali. E lui ne ha fatto molto, non solo infiammando i cuori dei tifosi di ciclismo con le sue vittorie e la rivalità con Coppi, ma salvando la vita a centinaia di ebrei, trasportando, all’interno della sua bicicletta, documenti falsi per aiutarli a scappare durante la seconda guerra mondiale.

Per questo, per celebrare lo sportivo e l’uomo, ieri, in occasione della 115a edizione del Giro di Lombardia, è stata inaugurata una scultura in sua memoria. Non in un luogo qualunque, ma dove il 18 ottobre del 1953 il Ginettaccio nazionale rimase coinvolto in un incidente stradale. Colpa di una precedenza non rispettata e una 1100 guidata da un uomo di Legnano finì contro una Lancia Aurelia, a bordo della quale il campione si trovava come passeggero in direzione Lugano, atteso al Gran Premio Vanini.

Bruno Carraro, per anni residente in paese e rappresentante del Museo del ciclismo Madonna del Ghisallo, di cui è presidente onorario, quella mattina fu il primo a intervenire, mentre tornava a casa dolorante dopo essersi fatti estrarre un dente e senza anestesia. Ha conservato il paracarro contro il quale finì l’Aurelia, diventato un cippo sul quale è stata posta una targa che ricorda le due persone che si prodigarono a soccorrere Bartali, lui stesso e Giuseppe Introzzi. Non è mancato alla cerimonia Luigi Galletti, 89 anni, che a propria volta intervenne e che ancora ricorda lo stupore quando si rese conto che la persona riversa nel prato era proprio il suo idolo, Bartali. A svettare in cima, neanche a dirlo, una bicicletta tricolore che punta verso le montagne, a simboleggiare, ha spiegato il sindaco Luciano Pizzutto, la fatica del ciclismo e le fatiche della vita.

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