Lombardia, un piano B
Ma il percorso?

La data ufficiale è il 31 ottobre, ma c’è una piccola possibilità che possa essere anticipato in estate. Vegni: «L’asse Como-Bergamo confermato, con tracciato da stabilire. Entro un mese avvieremo i contatti».

E ora conosciamo la data del Giro di Lombardia nell’anno del coronavirus. Il 31 ottobre, come stabilito dalle date dell’Uci uscite martedì. Ma adesso si scopre che non è l’unica data possibile. È quella su cui fare affidamento, perché ha i crismi dell’ufficialità. Ma potrebbe esserci anche un piano B: quello di far disputare la corsa il 22 agosto, se i campionati nazionali fissati per quella data non dovessero essere confermati. Lo dice Mauro Vegni, gran capo degli eventi sportivi Rcs, contattato da noi ieri al telefono. «La data è il 31 ottobre - dice Vegni -, e con ogni probabilità la corsa si disputerà in quel giorno. Ma c’è una piccola possibilità di spostarla in un periodo climaticamente più favorevole, fine agosto se saltassero i campionati nazionali. Per ora, ripeto, va considerata valida la data del 31 ottobre». Il pensiero, ovvio, va anche alla sicurezza dei ciclisti: a ogni edizione del Giro di Lombardia si spera che il tempo sia clemente, per via delle riprese dall’elicottero e per gli spettatori, certo, ma anche soprattutto per un paio di discese (da Sormano e da Civiglio) che in caso di asfalto bagnato possono diventare delicate.

Ancora incertezza (parziale) invece sul percorso. Anche se è confermata la collaborazione, il gemellaggio tecnico tra Como e Bergamo: «L’idea è quella di proseguire sul terreno già tracciato. Ma con che formula, con quale tracciato e con quali sedi di partenza e arrivo lo vedremo dopo le consultazioni che avremo con gli organizzatori locali che faremo nell’arco del prossimo mese. Del resto non era certo possibile andare a parlare di ciclismo in queste settimane a una realtà come Bergamo così colpita duramente dal coronavirus. Ora, mano a mano che si torna a una fase di almeno parziale normalità, si potranno trattare certi argomenti. Del resto le incertezze sono tante. Non m riferisco al “Lombardia”, ma vale per tutti: non è nemmeno detto che alcune zone d’Italia non possano tirarsi indietro dopo i problemi vissuti con il virus. Dobbiamo rivedere molte cose da capo». Sarà un Lombardia senza pubblico? «Io credo che organizzare gare senza pubblico, per il ciclismo sia molto difficile. Come fai? Credo però che la folla potrebbe essere automaticamente minore per un sentimento di paura che indubbiamente, almeno se si corresse adesso, ci sarebbe. E comunque poi conteranno le limitazioni messe in atto dai singoli governi».

Comunque un punto fermo c’è: Como resterà un punto fermo del Lombardia anche nel futuro, come più volte detto da Rcs prima che scoppiasse il virus. Una cosa non scontata: la gestione dell’ultima tappa del Giro d’Italia, specificamente alcune tariffe legate all’occupazione del suolo pubblico, avevano creato una frattura tra Como ed Rcs che fortunatamente però è stata sanata in tutto e per tutto. C’è stato un momento in cui le parti sono state lontane. Adesso si può, compatibilmente all’emergenza e alla rivoluzione delle date, tornare a vedere un futuro della corsa di autunno sulle nostre strade. Il CC. Canturino e il Comune di Como sono pronti a giocare la nuova sfida. Nuova e antica al tempo stesso.

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