Un campione italiano in redazione
«Il trionfo, tra il Toro e la Gioconda»

Il gioellino del Cc Canturino è venuto a trovarci a La Provincia. E si è raccontato

È venuto a trovarci in redazione, con addosso la maglia tricolore juniores appena vinta e la medaglia d’oro al collo. Andrea Montoli ha 18 anni, è di Parabiago, ma fa parte della storia dello sport comasco, ultimo anello della catena dei talenti lanciati da Cc Canturino. E ieri, a farci visita, c’erano anche il presidente del club Paolo Frigerio e il suo vice Mauro Viotti, con tanto di ammiraglia gialloblù. I due Bagioli, Ballerini, Fancellu, Spreafico, Petilli... l’elenco è lungo di una scuola di cui presto ci occuperemo.

Lui è l’ultimo arrivato. Parlantina svelta, occhio vispo, evidente dotazione di cervello oltre che di gambe, Andrea, oltre che forte, è anche spigliato. Prova a dire due banalità, come il corridore che si nasconde nel gruppo: «Questa maglia tricolore vale come un mondiale, visto che la gara iridata è saltata. Non mi aspettavo di vincere, è stata una sorpresa. Erano altri ad essere favoriti». Ma poi, come un finisseur navigato, scatta e conquista la platea: «Come mi vedo? Boh, è presto. Sono del paese di Saronni, i miei idoli sono stati Nibali e Cavendish. Non sarò uno scalatore, non un velocista, magari uno da grandi classiche. Ma la strada è lunga: ho un paio di buone offerte per gli Under 23. Il sogno? Diventare professionista».

Quando vince (e non gli capita di rado) esulta con le braccia incrociate e i due indici tesi: troppo facile indovinare l’origine di quel gesto. «Sono interista ed esulto come Lautaro Martinez. Vado a San Siro e allo stadio, oppure quando vado a vedere i miei fratelli, mi scaldo. In bici invece sono uno tranquillo». Il presidente lo incalza: «Ha una sensibilità pazzesca: sabato ha tirato fuori una micro chiave per regolare un freno prima del via». «Sì, la bici me la sento come un vestito», ridacchia. E le sue vittorie sono come dei grandi puzzle o grandi construzioni di Lego: «Il mio hobby. Ho appena realizzato la Gioconda con un mega puzzle. Mi rilassa». Fa lo scientifico, poi farà l’Ulm («Voglio conoscere le lingue»).

Angolo della retorica: il suo successo di sabato è nulla rispetto alla vittoria di tre anni fa, quando sconfisse un linfoma, con ciclo di sei chemioterapie. Ma lui spiazza tutti ancora una volta: «Se quell’esperienza mi ha aiutato a vincere? No, direi che invece la tenacia del fare sport mi ha aiutato in quei giorni maledetti. Anche quando ero malato, chiedevo sempre di poter fare un giretto in bici. Però, insomma... sì: quando sono lì, e non ne ho più, sono un po’ al gancio, mi dico che con quello che ho superato, dare le ultime pedalate non è impossibile, e trovo sempre quel pizzico di energia in più». Benvenuto tra i campioni.

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