Como, il nuovo Sinigaglia
avrà un prato da Champions

Un triplo salto nel futuro per lo stadio, con un terreno realizzato con le più moderne soluzioni tecniche. Ultimata la stesura della ghiaia, a inizio luglio la semina poi sette-otto settimane: sarà pronto per il campionato

Un salto nel futuro. Importante. Il Como avrà un terreno moderno e rispondente alle più moderne tecniche di lavorazione. Un campo da Champions League. E non è in modo di dire. Il tappeto che vedremo adagiato al Sinigaglia risponderà a tutte le caratteristiche che richiedono oggi la Lega e al Uefa per ospitare le massime competizioni nazionali o internazionali. Oggi, dove tutto è monitorato al millimetro, per avere un campo “promosso” ai massimi livelli devi presentare documentazioni precise su tutte le caratteristiche del terreno, dall’elasticità, alla densità di fili di prato, dall’irrigazione al riscaldamento sotterraneo. Tutte caratteristiche che avrà il campo del Sinigaglia. Peccato che manchi tutti il resto, dirà qualcuno. Ma è già qualcosa. Più di qualcosa.

La marcia indietro sul sintetico che voleva Michael Gandler non è stato un capriccio. Se pensate che i sintetici totali stanno entrando in disgrazia, e che in serie A, con quel tipo di campo lì, oggi si gioca solo in deroga. Per ora formale, ma tira aria che in caso di promozione tu debba cambiarlo veramente. Il passo voluto da Wise è dunque sostanziale e programmatico anche in caso di ipotetica serie A.

Ieri siamo andati a vedere lo stato dei lavori ed è bastato per rendersi conto del salto in avanti fatto dalla società. Sinora è stato rimosso il vecchio prato (scavando nel terreno senza arrivare alle famose fascine ferroviarie scaricate al tempo che fu...), è stato steso il telo che separa il nuovo basamento dal vecchio terreno, è stata “spalmata” una ghiaia 2.8 con sassolini a forma di piselli, che grazie alla modernissima tecnica che utilizza i laser per controllare i livelli, è stata già posizionata in modo perfetto e uniforme. Rimane una leggerissima schienatura d’asino per il drenaggio, nulla che vedere però con quella che rese mitico questo campo negli Anni Settanta. Sono stati posizionati i bocchettoni dell’irrigazione. La prossima fase sarà quella della posatura di uno strato di 15 cm. sabbia pura, su cui verrà posato poi un ulteriore strano di sabbia (10 cm.) di sabbia mista a materiale organico e praparati speciali.

Su questo, verrà posata la base di prato sintetico. Su cui verrà effettuata la semina, e in sei-otto settimane crescerà l’erba naturale che andrà ad ancorarsi alla rete artificiale, per un campo più resistente alle sollecitazioni. Basta, dunque, con le zolle che si alzano in inverno, frutto del ritiro delle radici. In questo caso l’ancoraggio dei fili d’erba naturali è più solido e mantiene una uniformità sempre perfetta.

L’utilizzo del campo misto darà un risultato tecnico molto più simile a quello di un campo in erba naturale, senza i rimbalzi un po’ fasulli del sintetico. Il quale è caduto in disgrazia anche per altre caratteristiche: la sua durezza che provoca infortuni, ma anche il poco smaltimento delle temperature. Si calcola che un una giornata di 28-30 gradi su un campo sintetico si arrivi a oltre 70, con tutto quello che ne consegue in caso, ad esempio, di scivolata.

Questo tipo di terreno, oltre al riscaldamento garantito da resistenze poste in senso trasversale, una a ogni 30 cm dall’altra, avrà un drenaggio d’acqua perfetto grazie alla struttura sabbiosa sottostante. Basta con l’utilizzo dei rulli per sistemarlo, che provocava gibbosità, ora spazio alle tecniche moderne. Lo stesso tipo di terreno in Italia lo usano San Siro, Stadium a Torino, Mapei di Reggio, Marassi e Bergamo.

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