Dakar, tutti fermi per pioggia

Il comasco Cerutti racconta: «C’era chi si fermava a ripararsi sotto qualche struttura, ma in molti (come me) hanno continuato, riducendo la velocità»

Non è certo partita sotto la buona stella, la 38° edizione della Dakar (la decima in terra sudamericana). Perchè, dopo l’uscita di strada di una vettura e il coinvolgimento di alcuni spettatori nella giornata d’avvio, anche nella seconda tappa dobbiamo segnalare lo stop dell’intera carovana per un violentissimo acquazzone causato del “El Ninjo”, che già pochi giorni prima della partenza della grande maratona aveva costretto gli organizzatori a scegliere di non entrare in Cile, dove era previsto sarebbe passata la grande perturbazione.

Da Rosario, sede della partenza della prima vera tappa, dopo il prologo di sabato, abbiamo ricevuto notizie da Jacopo Cerutti, il comasco al via tra le moto su una Husqvarna semi ufficiale: «Già quando siamo partiti, il brutto tempo era imminente e minaccioso, ma la partenza è avvenuta in modo regolare- ci ha spiegato il pilota lariano-. Dopo un po’ di chilometri (la tappa ne prevedeva 632) ha cominciato a piovere a dirotto: c’era chi si fermava a ripararsi sotto qualche struttura, ma in molti (come me) hanno continuato, riducendo la velocità. Fino a quando l’organizzazione ci ha riuniti tutti all’interno di un grandissimo autogrill dove ci siamo riparati dalla pioggia diventata torrenziale. Lì- continua ancora Jacopo - ci hanno dato la possibilità di far asciugare l’abbigliamento che indossavamo, letteralmente inzuppato».

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