Fancellu: «Vi racconto la fiaba
del mio bronzo mondiale»

Terzo nella prova in linea juniores in Austria, il comasco del Canturino 1902 ha fatto visita alla nostra redazione.

Schivo e “schiscio”, fosse stato per lui la medaglia di bronzo conquistata giovedì scorso nella prova in linea al Mondiale di ciclismo su strada non avrebbe forse mai fatto capolino al di fuori della tasca della sua tuta. Dove l’aveva infilata prima di entrare nella nostra redazione accompagnato da papà Salvatore, dal presidente e dal factotum del CC Canturino 1902 rispettivamente Paolo Frigerio e Mauro Viotti, oltre che da Claudio Vaccani di CentoCantù.

Alessandro Fancellu (nonni sardi come tradisce il cognome), 18enne di Binago, fresco fresco di podio iridato in quel di Innsbruck, si è poi arreso alle pressanti richieste dei presenti esibendo il “trofeo” e rispondendo a un fuoco di fila di domande.

Quando hai realizzato che avresti potuto combinare qualcosa di molto importante?

«Sull’ultima salita stavo al coperto perché avevamo via Tiberi e Benedetti e tiravano gli americani per andare a riprenderli. Quando i miei due compagni sono stati raggiunti mi sono detto che era venuto il mio momento, non ci ho pensato su e sono scattato. I due davanti erano ormai fuori portata, ma per il podio le mie carte me le sarei potute giocare».

Quanto è stata più dura la prova mondiale su un circuito così esigente rispetto alla normalità delle altre gare stagionali?

«Non c’è confronto, in particolare con quelle che si corrono in Italia. Ma per fortuna con la maglia azzurra ho partecipato a qualche corsa all’estero decisamente impegnativa e poi durante il ritiro a Livigno ci abbiamo davvero dato dentro con le salite. Insomma, all’appuntamento sono giunto preparato».

C’è un professionista al quale pensi di avere caratteristiche simili?

«Devo prima capire chi sono io. Se diventerò uno scalatore puro oppure se migliorerò sul passo e nello spunto. Ho però un idolo ed è Pantani, mentre ora ammiro Valverde perché è uno che corre, e vince, tutta la stagione. Mi sento corridore di fondo, mi affascina la Roubaix anche se non sono tagliato per quella corsa. Il “Lombardia” lo vedo più adatto a me. Chissà un giorno...».

L’intervista integrale sulla Provincia di martedì 3 ottobre

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