Gentile fratello scudetto
«Volevo giocare io»

Come sarebbe stato bello esserci con Cantù

Ora sì che lo scudetto di Milano è un affare di famiglia. La famiglia per eccellenza del basket italiano, i Gentile. Diciotto anni dopo l’ultimo scudetto, con il leggendario Nando in cabina di regìa e capitano dell’allora Stefanel, ecco l’altro Gentile, Alessandro, ripercorrere le orme dell’illustre padre. Con grande anticipo sui tempi e con una prestazione che l’ha eletto Mvp (il più giovane mai premiato) delle finali playoff.

«Per la famiglia è stata una grande emozione l’altra sera al Forum – dice il play di Cantù -: per mio fratello uno scudetto vinto così è un’esperienza unica, diciotto anni dopo papà…».

Niente invidia

Un pizzico di invidia? «No, assolutamente. Sono felicissimo per Ale, ma ammetto di aver vissuto queste finali con un po’ di amarezza: avrei voluto essere in campo contro Milano. Perché sono sempre più convinto che Cantù avesse le potenzialità per arrivare in finale. Purtroppo mi vengono in mente tante cose, tanti piccoli errori commessi». Uno in particolare? «Ci sono tante situazioni che passavano in secondo piano, oscurate dalle vittorie, ma che emergevano nelle sconfitte. Situazioni su cui si può e si deve lavorare per migliorare».

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