Il sorriso di Muller
E quel calcio in dialetto

L’indimenticato tedesco è stato protagonista su Comotv.

In campo, nella sua unica stagione con la maglia del Como, di ricordi ne ha potuti lasciare pochi. Ma non c’è un solo tifoso degli anni ’80 che non ricordi Hansi Muller. Tedesco atipico, sinistro magico, personaggio anche fuori dal campo. «Il secondo miglior straniero dopo Boniek nella classifica di chi parlava meglio l’italiano», ricorda lui. Non solo italiano, ma anche dialetto, ricordano i tifosi. E giù battute, a testimoniarlo.

Muller è stato protagonista su Comotv di un simpatico dialogo con il giornalista Fabio Manfreda, grazie anche all’intervento diretto dei tifosi con alcune domande più o meno curiose. «Perché so il dialetto? Quando sono arrivato all’Inter ero l’unico straniero con Juary, vivevo solo vicino ad Appiano, giravo per Milano in taxi... E ho imparato così».

Con i suoi compagni a fargli da spalla, «una volta aspettavamo il presidente Fraizzoli, Beccalossi e Altobelli mi dissero che anziché dirgli buongiorno dovevo dirgli “caccia i danè”, e io l’ho fatto...». Calciatore intelligente, penalizzato dagli infortuni che un po’ rovinarono anche la sua breve carriera italiana, due stagioni a Milano e una a Como. «Ma rifarei tutto, perchè per me l’Italia è stata una scelta di vita. Amo tutto del vostro paese, i luoghi, la gente, la musica, il cibo... Non conta vincere trofei se non sei felice e non vivi bene. L’uomo viene prima del calciatore».

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