Libertas Cantù, viaggio incubo

Prima l’attesa per Riva (all’ospedale per la caviglia), poi una deviazione su strade impervie da affrontare con l’ausilio di assi, sassi e cunei

Viaggio da incubo per la Libertas Cantù, al ritorno dalle Marche domenica sera. Al termine della gara, pullman di Cantù costretto a virare verso Fermo per recuperare Riva che si sottoponeva a esami clinici alla caviglia (nessuna frattura) e la sfortuna di incontrare lungo il percorso una pericolosa deviazione. «C’erano dei lavori e la cartellonistica obbligava a prendere alcune strade secondarie. A un certo punto, però, ci siamo trovati in un punto morto», racconta Redaelli. Prima la discesa; subito dopo, la salita. Peccato che il torpedone non avesse l’elasticità necessaria per sorpassare il dislivello. Che fare, dunque? Cuneo, sassi e assi da ponte rimediati lì vicino per mitigare il problema e un’ora e più di manovre per provare a disincagliare il bus. «E’ stata una lotta. Alla fine siamo arrivati a casa con due ore di ritardo rispetto al previsto», prosegue. Fortuna che, al di là della stanchezza, c’era la felicità per i punti raccolti a compensare

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