Macchi: «Schio sembra la Comense»

Con Macchi hanno fatto festa le altre tre ex Comense, Raffaella Masciadri, Giulia Gatti e la comasca Laura Spreafico

Solo Chicca Macchi poteva fare una cosa del genere. Un canestro in reverse (sottomano rovesciato) segnato a 3 secondi dalla fine che ha regalato lo scudetto a Schio nella finale contro Ragusa. Una magia da almanacco del basket. Con Macchi hanno fatto festa le altre tre ex Comense, Raffaella Masciadri, Giulia Gatti e la comasca Laura Spreafico, che formano una colonia nerostellata in maglia vicentina. «Come ho fatto a segnare così ? Al momento sai solo che devi fare canestro – racconta Macchi -. Ed è buffo pensare che una lavora dieci mesi per vincere lo scudetto, e poi lo vinci con un canestro del genere. Il più pazzo e il più importante della mia carriera. Ma non vorrei che questa serie di finale venisse ricordata soltanto per l’ultimo tiro. Abbiamo fatto tantissimo a livello fisico e mentale per arrivare a quell’epilogo».

Un stagione con l’etichetta di favorita. Ma come un anno fa la finale riserva brividi. «Nello sport è facile vincere ma è più difficile confermarsi e noi lo sappiamo. E’ normale che appena perdi pensano che sei finita. Ma abbiamo una testa e due palle così, oltre all’esperienza che ha fatto la differenza. Siamo gente abituata a vincere e che non si arrende».

Per la 35enne Macchi è il settimo scudetto: cinque a Schio e i primi due a Como. «Si dice che l’ultimo è il più bello, ma ciascuno ha qualcosa di particolare. Se penso alla Comense quello del 2004 fu il più sentito perché lo vincemmo con una squadra di italiane». Qualcuno ha detto che Schio è l’erede della dinastia Comense. «Beh, per arrivare a paragonarsi a quello che ha fatto la Comense in Italia e in Europa c’è da camminare ancora un bel po’. E’ vero che Schio ha vinto 7 scudetti in 11 anni facendo qualcosa di molto importante. Io ho avuto la fortuna di far parte di entrambe, e quello che le accomuna è la mentalità vincente».

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