Ambrosoli, il limite dei sessanta: «Mi fermo qui»

L’addio Il pilota ha dichiarato di chiudere definitivamente con il rally. Una sorpresa per tutti

Sceso dalla Skoda Fabia R5 sul palco d’arrivo in Piazza Cavour, diciottesimo assoluto tra i big del Trofeo Villa d’Este Aci Cono 2022 la scorsa settimana, Luca Ambrosoli ha dichiarato di chiudere definitivamente con il rally. Una sorpresa per tutti, dal momento che è sempre stato in partita, sia nella notte terribile, tra pioggia e nebbia, sulle strade del Triangolo Lariano, sia nel mix di umido, sole e fogliame sparso delle prove speciali della Valle d’Intelvi e Val Cavargna.

Ma è proprio vero?

E’ vero. Ho compiuto sessant’anni e corro praticamente da 42 anni. Ho 180 gare sulle spalle, due titoli internazionali nell’Irc, 12 vittorie assolute e 41 di classe. Tra i successi il Rally Nazionale di Como del 2016, che in quell’anno era abbinato a quello di campionato italiano. Credo sia abbastanza e non ha senso stare dietro a tanti impegni di preparazione per fare due gare all’anno. Mi fermo qui.

Facciamo un passo indietro. Quando ha cominciato?

A 19 anni. Ho iniziato al Rally di Como del 1981 come navigatore sulla Talbot Sunbeam e per due anni sono andato avanti dettando le note a Porro. La prima gara da pilota è stata nel 1982 al Rally di Cremona con a fianco Gianandrea Gandola alle note sulla Peugeot 104.

Ha sempre fatto solo rally?

Ho corso una volta in pista. Nel 1992 negli Stati Uniti alla 24 Ore di Watkins Glen vicino a New York con la Mazda, ma non andò tanto bene e mi resi conto che era molto meglio il rally.

Quindi avanti con quello

In Italia e anche all’estero, con i navigatori Aurelio Corbellini e Silvio Stefanelli che purtroppo è mancato due anni fa. Poi, con il Rally della Lanterna di Genova nel 1993, è nato il sodalizio con Corrado Viviani, che mi è stato a fianco come navigatore per trent’anni, ma nel 2019 ha deciso di smettere. Assieme abbiamo fatto tante belle gare all’estero, delle quali ben 8 alle Canarie. Siamo andati anche al Rally di Finlandia in una spedizione tutta comasca, con Volpato, Andrea ed Enrico Guggiari.

Qual è stata la sua vittoria più bella?

La prima vittoria non si scorda mai. Il Rally del Casentino, tappa dell’International Rally Cup 2000, con Ford Escort Wrc.

Chissà quanti aneddoti ha da raccontare

Nella vita di un pilota ce ne sono senz’altro tanti, ma al momento non me ne vengono in mente. Una cosa però, non dimenticherò mai. Quella maledetta curva del San Michele al Rally di Varese, dove mi sono girato per ben due volte di seguito, nel 2000 e nel 2001. Ero primo e per due anni di fila sono arrivato secondo .

Ha fatto anche tanti rally storici. Come mai lo storico di Como non decolla?

Ne ho fatti tanti sì e sono molto belli. Il problema è che se lo metti in coda al rally moderno, la massa degli appassionati non si sposta per parteciparvi. Anche le nostre strade e l’apparato organizzativo di Aci Como hanno tutte le credenziali per la riuscita, a condizione che il rally storico sia proposto come evento a se stante.

Parlando d’altro, lei è sempre stato il primo “tifoso” del Calcio Como. Come mai anche la nostra squadra del cuore non decolla?

E’ una buona squadra e una buona società. L’acquisto di Fabregas è stata soprattutto una mossa pubblicitaria e va bene. A mio parere bisognerebbe tornare al modulo di Gattuso, il 4-4-2. Ma siamo comunque ottimisti. Sono convinto che ce la farà.

E l’Hockey Como?

Sono stato presidente per 15 anni ed ho passato la mano ma sono sempre nel consiglio direttivo. Che dire? Sinora le abbiamo bucate tutte sei di fila. Speriamo di vincere con l’Alleghe, che è a zero punti come noi. Ma anche in questo caso voglio essere ottimista.

Tornando al rally. Anche la sua Scuderia Romazzana chiude?

L’ho fondata 22 anni fa con un gruppo di amici, dandole il nome della frazione di Uggiate Trevano dove abito e ne sono presidente. Lo scopo è di assistere in nostri piloti, soprattutto per i rally storici. Continuerà sicuramente ad esistere ed operare.

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