L’Audi Italia incorona Butti: «Ha la stoffa del campione». Secondo a Monza

Il talento Emilio Redaelli, ex navigatore di rally a livello mondiale, e poi dirigente di altissimo livello nel motorsport, capo della squadra: «Bravo»

A Monza Marco Butti partecipa in qusto weekend alla prova del Gt Sprint, al volante di una Audi in Gt 3. Già secondo in gara 1, eccezionale. Il giovane pilota di Porlezza, driver ufficiale Hyundai nel Tcr, è stato chiamato da Audi Sport Italia per correre questa gara. Un segnale di grande stima e attenzione da parte dello staff di Audi Sport Italia nei confronti di un pilota appena 18enne. Peraltro Butti lo scorso anno con Audi aveva vinto un campionato Gt, e dunque il ragazzo aveva già colpito i vertici della squadra. A cui capo c’è il monzese Emilio Redaelli, ex navigatore di rally a livello mondiale, e poi dirigente di altissimo livello nel motorsport. Da anni è responsabile di Audi Sport Italia, ed è lui che ha insistito per avere Butti al volante della vettura.

«Butti è veramente un ragazzo dotato. Mi ha colpito. È della stessa pasta dei migliori piloti che ho avuto e credo che possa fare un’ottima carriera nelle ruote coperte».

Redaelli ricorda il primo test: «Si parlava di questo ragazzo, con quale avremmo dovuto fare un test. Sapevo che era giovanissimo, che aveva corso in kart, che aveva fatto esperienze nei rally, ma insomma la nostra vettura ha 600 cavalli di potenza e mi aspettavo comunque, al di là delle sue qualità che decantavano, delle difficoltà di apprendistato, che sarebbero state normali. Invece, alla fine del turno di prove, mi trovai di fronte un ragazzo così tranquillo e padrone di sè, che sembrava appena sceso dall’auto con cui era andato a fare la spesa. Impressionante. È un ragazzo che dà del tu alla vettura, le vuole bene, come un bambino con il suo giocattolino, e questo affetto è importante nella prestazione. Eppure, anche se è sicuro di sè, non è presuntuoso, è uno che ascolta e che lavora di squadra».

Il giochino è pericoloso, ma chiediamo a Redaelli se Marco gli ricorda qualche campione che ha avuto per le mani: «Certo che sì. Ne dico due: Dindo Capello e Felipe Albuquerque. Gli appassionati di automobilismo sanno di cosa sto parlando. Due ottimi piloti. Capello è un sognatore, un ragazzo mai diventato uomo dal punto di vista delle emozioni, Albuquerque un ragazzo che ha saputo trasformare in energia nelle ruote coperte la delusione di non essere andato avanti con le ruote scoperte. Butti me li ricorda entrambi».

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