Bernasconi nonno enduro
Felice ai box a 89 anni

Basta pronunciare nel paddock dell’enduro mondiale il suo nome, che sul viso di piloti, manager o presidenti di club si accende un sorriso

Romano Bernasconi è uno di quei tipi tosti conosciuti da mezzo mondo.Basta pronunciare nel paddock dell’enduro mondiale il suo nome, che sul viso di piloti, manager o presidenti di club si accende un sorriso. Sì, perché Romano è una pietra miliare dell’enduro italiano e a marzo taglierà il traguardo delle 89 primavere, sempre ai box con il cronometro e la tabella in mano: e in questa veste che in estate, in Francia, sarà presente alla sua Sei Giorni Internazionale n. 44, dal 29 agosto al 3 settembre. Ancora lì, con la maglia del moto club Natale Noseda di Intimiano.

Un vero record per il canturino Bernasconi che resta sempre un punto di riferimento del fuoristrada. In questi giorni che si corre la Dakar, Romano segue le cronache dei giornali locali per sapere cosa sta facendo il suo pupillo, Jacopo Cerutti che Bernasconi ha visto crescere .«Si è vero, Jacopo è un caro ragazzo un vero professionista e anche se mi è spiaciuto un po’ non vederlo alla Dakar in moto, sono contento che abbia trovato posto sul buggy. Anche lui è stato uno dei miei ragazzi quando faceva l’enduro, e anche a lui ho dato i tempi di ingresso in prova speciale pure nell’anno in cui ha vinto il titolo europeo.»

Non le piacerebbe andare vedere la Dakar? «Vedere? Li non c’è da lavorare con i cronometri e io sono convinto che mi stancherei dopo una o due tappe. Preferisco fare il mio lavoro, che ho cominciato da ragazzo a 27 anni e non ho ancora smesso. Ho seguito anche i piloti della Fantic Motor e dopo una vita da autista anche per la Fantic, quando sono andato in pensione ho dato la mia disponibilità al 110%. E’ un mondo fantastico, perché a stare con i giovani non si invecchia e io lo so bene».

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