Dodici anni, a 170 all’ora: c’è qualcosa di Vuono

Il minicampione Questa è una storia da raccontare. La storia di Gabriel Fabio Vuono,idolo dei piloti di MotoGp per la sia bravura

Questa è una storia da raccontare. La storia di Gabriel Fabio Vuono, 12 anni. Non è comasco. Ma ormai è come se lo fosse. Nato a Locarno, da qualche tempo abita in città. Ed è il nuovo fenomeno delle minimoto. Che poi, il termine minimoto è sbagliato: tecnicamente si parla di ovali, moto da 150cc, con cui quest’anno ha vinto campionato italiano e campionato del mondo, quello della Federazione internazionale, che in fatti ha denominato il campionato MiniGp World Series. A Valencia, nello stesso weekend dell’ultima gara MotoGp.

Vuono atterra in una città da tempo diventata una delle capitali delle piccole moto, grazie alla famiglia Ceramella, e alla loro scuola a Grandate che mette in pista decine di campioncini. Vuono ha mosso i primi passi proprio da Ceramella, come tanti altri giovani talenti (il giovanisismo Souchet è un altro di questi, sul taccuino degli esperti). Ma Vuono rappresenta un po’ la punta dell’iceberg. Perché quello che gli è successo, anzi che ha fatto succedere con il suo talento, è speciale tra gli speciali.

Fabio è considerato un talento naturale. Come se qualcuno gli avesse messo da neonato il chip del motociclista. A 4 anni girava con la moto, ore e ore: toglieva il casco e si infilava il ciuccio in bocca. Poi, a un certo punto, ha cominciato a correre. E a vincere. L’anno scorso ha vinto il campionato italiano, quest’anno, come detto, due titoli.

La sera del successo iridato, si è trovato al galà della MotoGp, premiato come Bagnaia e gli altri campioni del mondo. E’ già un idolo dei piloti più forti al mondo. Molti gli hanno fatto i complimenti, Quartararo se l’è coccolato nel box e gli ha regalato il capellino (che non toglie più), Capirossi si è letteralmente innamorato di lui, e si dice che al suo successo sia addirittura scoppiato a piangere. Nel frattempo tra i due c’è intesa, perché Gabriel ha preso il numero 65 che fu di Capirex, e il suo soprannome è Gabrirex (indovinate perché). Dopo il successo iridato è stato avvicinato dal Team Gresini, che si è fatto avanti per gestire la sua carriera, ma a casa Vuono c’è prudenza. Il primo step sarebbe quello di trasferirsi in Spagna, ma è troppo piccolo. Nel frattempo si è iscritto alla scuola media Ugo Foscolo dove è già un idolo di professori e compagni di scuola. Per lui un percorso didattico particolare che gli consente le trasferte delle corse e (soprattutto) quelle per gli allenamenti: ogni mercoledì va con i “Talenti Azurri” in giro per le piste di tutta Italia a girare. Di lui Tino Ballabio, scopritore di talenti, ha detto: «E’ speciale: una volta vinse una gara, guardammo la moto e scoprimmo che aveva rotto l’ammortizzatore dietro. Non si sa come abbia fatto».

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