La scomparsa di Abbate
Il ricordo di Cappellini

«Io lo definirei un inventore. Aveva una capacità creativa fuori dal comune, del resto sennò non sarebbe diventato Abbate»

Sono tanti i settori della vita lariana a ritrovarsi, oggi, orfani di Tullio Abbate, il celebre costruttore nautico scomparso giovedì scorso di coronavirus. Imprenditoria, ingegneria, storia, vita sociale perfino il turismo. E poi, certo, lo sport. Soprattutto lo sport, verrebbe da dire. Le corse da pilota, quelle da preparatore delle sue barche, gli studi sulla velocità, il tifo per il figlio Tullietto pilota. Così abbiamo deciso di sentire Guido Cappellini, 10 volte iridato da pilota e 10 volte iridato da Team Manager.Uno la cui vita si è intrecciata spesso con quella di Abbate. E che il costruttore definiva così: “Di Cappellini che dire? Il più forte di tutti, uno che ha vinto 10 titoli mondiali nel periodo più competitivo della F. 1 Inshore, con piloti fortissimi come avversari, da tutte le parti del mondo. E quando ha smesso di fare il campione ha iniziato la sua storia da Team Manager, e in poco tempo, eccolo là: numero uno al mondo. Lo dico a ragion veduta, visto che mio figlio, Tullio junior, corre con una sua barca e fa qualche gara anche con il suo team. Non posso impedire a Tullietto di correre, visto che io stesso ho corso per 50 anni, ma da padre preferirei non lo facesse, però son più tranquillo, perché corre con una barca DAC Racing!”

Guido, come hai appreso la notizia?

«Sono stranito, sono qui dall’altra parte del mondo (ad Abu Dhabi dove svolge l’attività di Team Manager del team di F1 locale, ndr) e non mi sembra nemmeno vero».

Come definiresti Tullio?

«Io lo definirei un inventore. Aveva una capacità creativa fuori dal comune, del resto sennò non sarebbe diventato Abbate. Disegnava con la matita, magari al bar e quello schizzo poteva diventare un modello eccezionale».

Quali sono state le peculiarità di Tullio, come costruttore?

«La sua idea di sostituire il compensato con la vetroresina, andando magari anche contro la tradizione del lago, ha rivoluzionato la nautica, La stessa cosa feci io, sulla sua scia, nelle corse, con i materiali compositi. Ma soprattutto aveva una visione nel disegno delle linee. Una sua barca disegnata 30 anni fa è ancora modernissima. E poi era un inventore nella vita».

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