Coach Pozzi e la A1
«Promozione e insonnia»

Parla il tecnico che ha portato le Rane Rosa nella massima serie della pallanuoto femminile

Piazza Croggi,le ore dopo. Dopo gli Europei di calcio, certo, ma noi siamo alla ricerca di un altro protagonista, di un altro sport. La Nazionale ha dato lustro all’Italia, la Como Nuoto Recoaro versione femminile ha dato smalto e nuova linfa alle ambizioni sportive della città.

Il re incontrastato della piazza, oggi, è lui, Stefano “Tete” Pozzi dalla Riva dei Brutti, nel quale nome ovviamente non si può riconoscere. Tutti i locali gli rivolgono gesti di saluto consapevole e frasi di complimento per la promozione in serie A/1 della sua squadra, le risposte sono sempre di chi è abituato al dialogo, alla battuta, a mantenere buoni rapporti con tutti.

Tete, appena dopo com’è?

Bellissimo, ho dormito poco per l’adrenalina ancora in circolo, ma il risveglio è stato sereno. E come avrebbe potuto essere altrimenti?

Ti rendi conto dell’importanza del traguardo raggiunto?

Certo, è stata una finale tiratissima, domenica avevo portato anche il ricambio dei vestiti immaginando un mio “bagno volontario” nelle acqua della piscina. E l’ho fatto volentieri. Posso dirvi una cosa? Il ricambio l’avevo portato anche a Napoli, speravo di usarlo laggiù, ma la sconfitta mi ha fatto riporre in buon ordine i vestiti in borsa senza dir niente a nessuno. Fino ad oggi.

Hai già avuto riscontri dal mondo della pallanuoto?

Non so se sia una consuetudine, ma tutti, proprio tutti gli allenatori delle formazioni femminili di serie A1 mi hanno mandato messaggi di felicitazioni, su tutte quello della coach di Catania, campionessa d’Italia, Martina Micieli. Beh, mi ha fatto molto piacere.

Merito della squadra, merito tuo: e di chi altro?

Mi servite la risposta su un vassoio d’argento: la persona che nel corso del mio “mandato” mi è stata più vicina è Martino Romanò. Per quel che ha fatto, merita da solo la promozione.

Senza dimenticare il presidente Mario Bulgheroni.

L’ho già ringraziato, in particolare perché dal 26 maggio scorso la struttura di viale Geno che rischiavamo di perdere con modalità almeno dubbie è tornata disponibile. Da allora la qualità dei nostri allenamenti è migliorata, credo di poter dire che la salvezza maschile e la promozione delle Rane Rosa debbano molto alla riapertura della sede.

Hai mai sentito pressioni sul raggiungimento dell’obiettivo?

No, nel modo più assoluto. Era il nostro terzo tentativo, come le volte precedenti non avevamo alcun obbligo o patema, semplicemente nelle ultime settimane il clima è passato da gioioso a serio, a tratti pesante, perché c’era convinzione. La stessa messa in acqua domenica, con una tenuta mentale micidiale, rotazioni ben riuscite: la giornata perfetta.

Abbiamo girato intorno all’argomento, ora non puoi sottrarti: il tuo futuro è ancora con le Rane Rosa?

Sinceramente, attendo di vedere come la società risponderà all’inevitabile richiesta di spazi maggiori e più qualificati. Un altro anno come quello appena terminato non è più sopportabile, anche perché quest’anno gireremo l’Italia presumibilmente non da prime della classe, ma da squadra che dovrà lottare allo stremo per arrivare terzultima ed evitare la retrocessione. Vedremo anche se le misurazioni della piscina di Villa Geno porteranno ad una copertura in tempi utili. Non sarà una stagione facile, detto questo una volta verificate le condizioni ambientali credo che come sempre potrò trovare con Martino Romanò il miglior accordo possibile.

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