Riva: «Dalle montagne ai laghi
L’Olimpiade di tutti i lombardi»

Parla il neo presidente del Comitato lombardo del Coni

È andato là dove lo ha portato il cuore. Che ha caricato nel bagaglio personale, insieme a competenze e a passione. Anche perché non si diventa presidente del Coni della Lombardia a 38 anni - e nel quadriennio più importante della storia perché porterà alle Olimpiadi di Milano e Cortina 2026 - per caso. Marco Riva da Galbiate, vice presidente junior del Panathlon Club di Como, è la nuova guida dello sport in regione. Succede a Oreste Perri, con il quale è stato in giunta lo scorso mandato.

Ci racconta l’effetto che fa?

Una bellissima emozione, davvero. Che rientra in un percorso personale e che è uno step per un ulteriore impegno, che qui da noi si chiamerà - anche, ma non soltanto - Olimpiade invernale.

È stato scelto e votato da tanti. Anzi, da tutti.

Mi fa piacere, non era mai successo. Ma il nostro sarà un lavoro di squadra, non del singolo.

Ci dica, allora...

Ci aspettano sfide importanti attraverso le quali dovranno arrivare i risultati. Mi piace pensare al nostro operato come a quello di un’orchestra, che ha dentro peculiarità diverse, ma nella quale tutti lavorano ben coordinati e in armonia per intonare la sinfonia migliore.

Ma qual è lo stato di salute dello sport in Lombardia?

A livello numerico come sempre importante, a livello di movimento siamo un po’ tutti provati dalla pandemia, che ci ha messi a dura prova. Ecco perché è necessario subito intervenire, e a ogni livello, dando un supporto totale e con tutte le energie.

Vi sentite pronti?

Eccome. Ne abbiano parlato anche in settimana con il Coni centrale. Dobbiamo essere pronti.

Come pensa di gestire la situazione?

Con l’ascolto e l’intervento. È necessario creare una rete tra Federazioni, Enti sportivi e tutti i soggetti interessati per poter uscire al più presto dal periodo.

Pandemia ok, ma non solo a quello si potrà e dovrà pensare...

Ovviamente. Ecco perché abbiamo presentato un programma a 360 gradi, dall’impiantistica alla digitalizzazione. Chiaro che bisognerà pensare alla sostenibilità del sistema per trovare la strategia d’azione perché nessuno resti indietro e nessuna Federazione si trovi nella condizione di dover pensare di chiudere.

Da dove iniziare, allora?

Penso all’emergenza educativa, ci serve una progettualità condivisa per riportare i giovani a fare sport. Scuola, infrastrutture e competenze le nostre stelle polari. Una sorta di Piano Marshall dello sport lombardo che parta dalla base.

E per farlo cosa serve?

Coraggio, competenza e una visione: il tutto, chiaramente, tenuto insieme dalla passione e dalla capacità di ascolto.

Cosa le lascia in eredità il quadriennio Perri?

La creazione del clima attuale, prima di tutto. Che ha portato alla convergenza unanime sul mio nome e sul rinnovo di tanti esponenti della giunta. Si sono creati dei legami che sono di autentica amicizia. Lui, completata la sfida di qualificazione della canoa alle Olimpiadi, tornerà a darmi e darci una mano.

A proposito di canoa, tra quelli a darle la benedizione nel giorno dell’elezione anche il grande Antonio Rossi...

Ci tengo a sottolineare lo spirito di totale collaborazione con Regione Lombardia, con il presidente Attilio Fontana, lo stesso Rossi e tutti i soggetti interessati. Può solo farci bene.

In un Comitato che continua a essere uno dei motori sportivi del Paese. O no?

Lo dicono i numeri, ma lo dicono anche i risultati e le medaglie a livello olimpico e paralimpico. Qui già dalla base è tutto eccellenza, in assoluto uno dei movimenti più importanti. Per questo mi viene da pensare a quello che dovremo fare anche a livello di focus per i gestori degli impianti sportivi. Che per la nostra attività rimangono fondamentali. So che si sentono un po’ dimenticati, l’impegno che vogliamo prenderci è quello di garantire la ripartenza al meglio.

Che presidente sarà?

So che ci sono grandi aspettative e un po’ di stupore, vista la mia età. Ma ho comunque un’esperienza forte alle spalle, dagli studi alla giunta stessa del Coni, passando per un Master, la Scuola dello sport, i Mondiali di pallavolo e il Panathlon. Alla base della mia presidenza ci saranno la passione e la voglia di stare a contatto con le persone. Sapere ascoltare, insomma. Voglio essere un presidente in grado di lavorare di squadra. Essere aperto al mondo con un po’ di innovazione e nuove energie.

Che squadra è la sua?

Di altissimo livello. Un mix tra le esperienze passate e la voglia di novità di chi è appena entrato. Parleremo a tutti: agli atleti, agli allenatori, ai dirigenti e agli appassionati.

Là, davanti, a cinque anni di distanza, le Olimpiadi del 2026...

Non dobbiamo sprecare tempo e dobbiamo pensare subito a organizzare una cultura olimpica che permetta la diffusione dei valori dello sport. E crescere una nuova generazione legata a questi stessi valori. Su basi così, poi, si inserirà il resto, compresi i risultati.

E il territorio? Variegato come la Lombardia, da Livigno a Mantova, è difficile da trovare...

Ma è anche la cosa più affascinate, proprio perché complessa e stimolante. Montagne, laghi, fiumi e pianure: abbiamo veramente di tutto, ci serve soltanto dare vigore alle tante e diverse energie.

Le Olimpiadi: patrimonio solo di Milano e della Valtellina, dove cioè si disputeranno le gare?

Assolutamente no, non cadiamo in queste errore. Porteremo la fiaccola e il clima olimpico ovunque, tutto il nostro territorio sarà protagonista. Le scuole, le società, le Federazione e gli Enti. Dovremmo sfruttare le molteplici specificità, facendole confluire nel clima olimpico.

A maggior ragione, al di là della filosofia e dei buoni propositi, conteranno eccome i risultati. Siete o non siete il Coni?

Certo. Ma lì ci si arriva solo con un buon lavoro sulla base. Mi ripeto, dobbiamo sfruttare le competenze, le esperienze e le passioni di dirigenti e tecnici. Sono loro, poi, che le trasmetteranno agli atleti. Vorrei un albero bello a da vedere, ma con radici ben piantate nel terreno e pronte a irrorare continuamente anche le periferie.

Un’elezione come la sua val bene una dedica...

E, allora, a tutte le componenti sportive che mi hanno sostenuto, ai miei tre presidenti (Zoppini, Marzorati e Perri), alla mia famiglia, mia moglie Marinella, mia figlia Diletta, papà, mamma e mio fratello.

Cosa l’ha spinta più di tutti?

Vi dico cosa in realtà mi ha ispirato, e cioè il discorso di auguri ai laureandi di Stanford fatto da Steve Jobs. Ci sono passaggi che hanno fatto la storia (tipo il «siate affamati, siate folli»), a me, tra gli altri, ha colpito è quello che dice: «Non si possono unire i puntini guardando al futuro; si possono solo connetterli guardando al passato. Si deve avere fiducia nel fatto che i puntini si connetteranno, in qualche modo, in futuro. Si deve avere fede in qualcosa - il proprio intuito, il destino, la vita, il karma, qualsiasi cosa -. questo approccio non mi ha mai abbattuto, e ha fatto tutta la differenza nella mia vita». Andate a cercarlo e risentirlo.

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