Sinigaglia sanificato
Due gruppi in smart

I giocatori che abitano a Como possono lavorare allo stadio gli altri lavorano da casa

Si naviga a vista. Ma si naviga. I giocatori del Como continuano a seguire un programma di lavoro che aiuti a gestire la quotidianità e lo stop, e una parte di essi può farlo anche allo stadio.

È per questo motivo che nella giornata di ieri è stata fatta una operazione di sanificazione completa dello stadio Sinigaglia. Una capillare opera di disinfezione che ha interessato i locali degli uffici, gli spogliatoi, i corridoi di collegamento e le scale. Il tutto per consentire ai giocatori che lo ritengano necessario, di usufruire dell’impianto cittadino per allenarsi in assoluta sicurezza. Già era stato sanificato, prima della sua chiusura, il centro sportivo del Lambrone, quando la squadra si allenava ancora lì. Ora è toccato allo stadio, sul modello di quanto hanno fatto già altre società.

Dicevamo del lavoro dei giocatori in smart working. Per qualcuno di essi la parola è da intendersi nel senso più letterale del termine. Perché quando il Como aveva deciso (il 9 marzo) di chiudere con gli allenamenti di gruppo ben prima del provvedimento della Figc (dietro richiesta dell’Aic) che vietava le sedute, non erano ancora in vigore le linee restrittive che hanno reso zona rossa tutta l’Italia. Oggi va fatta una divisione in due gruppi: i giocatori che abitano a Como, e che dunque possono raggiungere il Sinigaglia; e quelli che abitano in un altro comune, che dunque non possono venire a Como e sono costretti a lavorare, loro sì, da casa. Va detto che anche i giocatori che abitano a Como non è detto che sfruttino necessariamente l’opportunità di usare il terreno di gioco per allenarsi. Quella offerta della società azzurra ai tesserati è una opportunità, non un ordine. Lo ha fatto per proteggere i suoi atleti dal rischio di incorrere in infortuni, se l’allenamento dovesse essere effettuato su fondi duri (footing su asfalto) o, peggio, sconnessi. Comunque, quelli in grado di farlo sono una dozzina: Sbardella, Solini, Crescenzi, Marano, Bellemo, Gabrielloni, Lanini, De Nuzzo, Loreto, Bovolon, Raggio Garibaldi, Gatto.

Toninelli, Ganz e Facchin sono i primi tre della lista di quelli che fanno smart work reale: sono tutti e tre di Milano, abitano lì e dunque si allenano da casa. Poi ci sono i casi di H’Maidat e Cicconi che abitano a Erba, con il secondo che possiamo considerare un... privilegiato: abita a casa della sua fidanzata che ha un mini campo di calcio in giardino! Zanotti e Peli sono della bergamasca e hanno preferito tornare nelle loro zone.

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