Solini, un gol capolavoro
«Bello e importante»

Intervista con il difensore del Como, in rete mercoledì. «Ho chiuso gli occhi e ci ho provato. Una liberazione in un periodo».

Il suo gol alla Pro Patria ha fatto il giro dei social. Ed entrerà nella galleria dei gol più belli della giornata, forse del campionato. Il fatto che lui, un difensore centrale, gente che di solito segna di testa, abbia segnato una rete strepitosa, con un dribbling stretto, addirittura più da fantasista che da bomber, aggiunge clamore. E poi, cosa più importante, è stata una rete decisiva. Per questo ieri è stato il giorno di Matteo Solini, difensore centrale del Como, cresciuto nel Chievo, e poi una carriera quasi tutta in C che oggi è arrivata agli anni della maturità. Valeva la pena sentire come è stato il “suo” giorno dopo.

Matteo, hai visto cosa hai fatto?

Sì ho visto, è la parola giusta. Perché me lo sono rivisto più volte anche in video.

Sensazioni?

Non so come ho fatto. Non c’è nessun segreto, nessun risvolto strano, non posso dire di averci provato in passato nè di aver provato in ruoli più manovrati da giovane. Ero lì, come se avessi chiuso gli occhi, mi sono buttato, ci ho provato e non so nemmeno io come ho fatto. Ma che bello.

I tuoi compagni cosa ti hanno detto?

Già quando mi rincorrevano in campo, mi urlavano “Cosa hai fatto? Cosa hai fatto?”. Un sacco di complimenti.

E ieri chissà il telefonino...

Mi hanno mandato un sacco di messaggi, soprattutto gli ex compagni. Solito ritornello: “ma come hai fatto?”. A tutti la stessa risposta: non lo so.

Poi un’esultanza in cui ti sei lasciato andare per terra, rotolandoti sul prato.

E qui si entra nella parte più importante della vicenda. Perché ok che è stato un bel gol, ma la cosa più pesante è che è stato un gol decisivo che ha fatto vincere la squadra in un momento molto, molto delicato.

Immaginiamo che tu ti riferisca al Covid.

Il Covid e a tutto il resto. Non è facile. La squadra è stata ferma a lungo, non ci siamo allenati, abbiamo perso in casa contro la Pro Vercelli... Era importante reagire.

A proposito di reazione. Lo avete fatto dopo il Lecco, vincendo a Lucca; dopo la Giana, vincendo con la Juve; e dopo la Pro Vercelli battendo la Pro Patria. Questo significa che ci credete.

Crediamo tutti nel progetto. Nessuno ha perso motivazione. Lo abbiamo dimostrato. Ma certo le difficoltà non mancano. Sono a Como da due anni, mi trovo benissimo, ma dal punto di vista sportivo sono state due stagioni strane, difficili da giudicare. Io l’anno scorso ho avuto qualche infortunio, adesso sto bene. Ma sono stagioni particolari.

Appunto. Dove volete arrivare.

Vogliamo uscire da questo periodo così strano in piedi. Migliorare rispetto allo scorso anno, stare nelle posizioni là in alto.

Adesso il Como ha la difesa a quattro e mercoledì ha esordito Bertoncini.

Personalmente mi trovo meglio nella difesa a quattro, anche se ho giocato tanto anche a tre. L’arrivo di Bertoncini è importante. È uno che ha vinto il campionato l’anno scorso, ha esperienza, dà tranquillità. E poi con una partita ogni tre giorni da qui a chissà quando, il fatto che ci siano più giocatori disponibili è importante.

Si discute del Sinigaglia a porte chiuse. Cosa dici?

Un danno. Il calcio è fatto per essere giocato con i tifosi. Senza, è uno sport snaturato. I fischi? Che c’entra, Como ha una storia ed è una piazza esigente. Ma i fischi ti stimolano a fare meglio. No no, speriamo che si possa riavere il pubblico presto.

E Solini dove vuole arrivare?

Sono entrato negli anni della maturità. Se dovessi esprimere un desiderio, mi piacerebbe vincere un campionato. Non mi è mai capitato.

A chi ti sei ispirato, quando eri ragazzino?

Il mio modello è stato Nesta. Era il giocatore che mi piaceva di più nel mio ruolo.

E fuori dal campo cosa fai?

Mi piace giocare a basket. Non posso dire di essere un tifoso di qualche squadra, ma appena posso vado su un campetto a tirare a canestro.

Visto il momento, può darsi che la prossima volta farai centro da centrocampo!

Eh, può darsi...

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