Hockey Como, ora è durissima
«Non è detto, noi ci speriamo»

È scivolato in coda con concreto rischio retrocessione. Ambrosoli: «Paghiamo le assenze»

Ultimo posto nella classifica del Qualification round, a tre lunghezze dall’Ora e a quattro dall’Alleghe, a due partite dal termine. L’ipotesi retrocessione in Italian hockey league Divisione 1 è sempre più probabile per l’Hockey Como. Anche se il presidente Luca Ambrosoli, invita a non mollare. «Mancano ancora due incontri e possiamo ancora sperare -dice il massimo dirigente biancoblù -. Nel caso poi di retrocessione, rimarrebbe aperta la possibilità di ripescaggio, se la vincente della serie C rinunciasse a salire».

In aiuto del Como potrebbe arrivare anche la riforma dell’Italian hockey league, con la Federazione che spinge per un torneo a dodici squadre (ora sono dieci) nel giro di un paio di stagioni. Comunque vada a finire, resterebbe però lo smacco della retrocessione. «Il livello del campionato è salito di molto - dice Ambrosoli -. Per la riduzione delle partecipanti e per l’introduzione dello straniero. Noi, rispetto alle corazzate, siamo una realtà che non può permettersi di spendere molto e dobbiamo arrangiarci con le nostre forze».

A pesare, in negativo, anche alcune partenze eccellenti. «Abbiamo accontentato il giovane russo Ivanov che ha voluto trasferirsi al Milano - dice il presidente del Como -. Con lui coach Petr Malkov, che sta facendo un eccellente lavoro, a partire dalle giovanili, aveva un’alternativa al canadese Luciani. A gennaio poi se n’è andato anche Guaita, per un’esperienza in Canada. Non ultimo, i forfait dei giocatori del Valpellice, che, per gli impegni concomitanti in serie C, spesso non hanno potuto venire con noi».

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