Wurzel: «Lo “spirito-Lario”?
Sempre lo stesso: pazzerello»

Per i 130 anni della “sua” Canottieri gli auguri arrivano direttamente da Pechino

Pechino Express, vista la carriera a tutta velocità. E ora «mamma a tempo pieno», come ama autodefinirsi. Ma dall’altra parte del mondo. Como chiama la Cina: la Canottieri Lario festeggia i 130 anni di vita e non può dimenticarsi di una delle sue campionesse con più classe cristallina. Ovvero Claudia Wurzel, 33 anni.

Che ora vive lontano dal lago. Che non ha mai avuto paura di muoversi, vista la laurea in scienze economiche alla Ohio State University e i successi mondiali (oro Juniores a Brandeburgo 2005 e Under 23 sempre a Brandeburgo 2008, più un argento a Racice 2009), europei (due argenti e un bronzo) e italiani su una barca a remi.

Cos’è per lei la Lario?

La mia seconda casa, il mio happy place, dove tutto ebbe inizio, un posto dove certe cose non cambiano mai.

Come si è avvicinata alla società?

Un po’ per caso, durante l’open day. Quando ero piccola, i miei ci hanno sempre esposti allo sport outdoor. Dopo il corso di vela nello Yacht Club Como, attaccato alla Canottieri Lario, era naturale provare anche il canottaggio.

Quei locali, anche un po’ austeri, da sempre hanno profumato di grande storia: ce ne si accorgeva anche da dentro?

Assolutamente si. Remare per la Lario vuol dire indossare gli stessi colori che già Giuseppe Sinigaglia rappresentava. Sentire i racconti di certi soci anziani ed ex atleti ti fa capire che lo spirito della squadra agonistica non è mai cambiato: sempre un po’ pazzerello, fuori dagli schemi, ma pieno di disciplina e sempre pronti al sacrificio. Atleti che si divertono, ma sanno che devono arrivare all’eccellenza.

È conscia di essere entrata nella storia del club grazie al due senza con Sara Bertolasi?

Sì, sono molto orgogliosa di questa cosa.

E tra l’altro siete anche nella storia della Federazione...

Sì, perché siamo stati il primo due senza femminile alle Olimpiadi. Sapevo da sempre che il due senza era la mia barca. Incontrare Matteo Renzi di persona a Roma durante la cerimonia del Collare d’oro è stato indimenticabile.

Cosa le è rimasto di quei giorni e come li hai vissuti?

Ero molto concentrata durante la preparazione olimpica e le Olimpiadi. Volevo avere la certezza che il mio motore rendesse al 100% garantendomi la massima prestazione. Londra è una città stupenda e vivere l’Olimpiade in un posto dove oltretutto il canottaggio è quasi sport nazionale era speciale.

Quale era e qual è il suo rapporto con Bertolasi?

Non potevamo essere più diverse l’una dall’altra e di conseguenza avevamo alti e bassi. Ad ogni modo in Sara avevo trovato una compagna seria e affidabile. Ci siamo qualificate nel primo giro cioè a Bled 2011. Penso che durante la lunga preparazione olimpica ci avrebbe fatto bene un po’ di stacco ogni tanto, che però raramente c’è stato concesso. Quando dopo Londra ci hanno proposto un altra barca in aggiunta al due senza, cioè l’otto agli Europei 2012 ci siamo divertite. Abbiamo vinto l’argento ed è stata un esperienza bellissima insieme, ma anche vissuta con tutta la squadra.

L’Olimpiade con la stella della Lario sotto il body azzurro cosa ha significato?

Sono contenta che, durante tutta la mia carriera sportiva e soprattutto durante il mio percorso olimpico, non ci sia mai stato un cambio di società, ma ho sempre solo indossato il body bianco e nero oltre a quello azzurro. I tecnici lariani e il presidente storico Enzo Molteni mi hanno accompagnata nel percorso di crescita sportiva e personale. Sia in società a Como, che in raduno altrove o quando tornavo dal college in America sono sempre stati dei riferimenti fondamentali. Conoscono i miei lati forti e deboli e hanno accettato la mia testardaggine in tanti contesti diversi. C’era fiducia reciproca e “laissez- faire”, un approccio che per me ha funzionato sempre meglio.

La Lario anche come scuola di vita: è d’accordo?

Assolutamente si. Penso che sia una scuola in cui non smetti mai di imparare. Soprattutto in età adolescente la schiettezza da parte di compagni e allenatori ti aiuta a migliorare sempre. Ti fa capire dove sei e come devi lavorare per arrivare dove vuoi arrivare. Ricordo lo staff della Lario come ben equilibrato. ognuno con il suo ruolo, speciale a modo suo.

Quali tra dirigenti, tecnici e atleti ricordi con più piacere?

Enzo Molteni, Stefano Fraquelli e Oscar Donegana mi hanno cresciuta come atleta e mi hanno sempre seguita da lontana e da vicino. Tra le atlete Sabrina Noseda è tuttora la mia migliore amica e penso che tutti si ricordano al casino che facevamo durante gli allenamenti. Stefano e Oscar ne sanno qualcosa. Penso che nessun altro ci avrebbe saputo/ voluto gestire. Li abbiamo fatti impazzir ... Col passare degli anni non si sono più stupiti di niente.

Per quello che hai vissuto tu e che sai, qual è il valore e il prestigio della Lario in Italia?

Penso che come società di canottaggio sia unica, oltre ad essere bellissima. Essendo un club in centro a Como, vista lago con ristorante e piscina, mi ha dato la possibilità di far godere la Lario anche ai miei familiari e amici. Abbiamo festeggiato entrambi battesimi dei miei bimbi nella parrocchia di don Gigi (storico prete della Lario) e dopo sulla terrazza/ristorante della Lario dove Giulia ci accoglie da sempre con il sorriso.

Quali sono i segreti?

C’è una bella fusione fra atleti e soci, da sempre. Ai miei tempi, ad esempio, i soci partecipavano in alcuni allenamenti o gare ed erano sempre i primi a fare il tifo davanti alla televisione e seguire i risultati sul giornale. Ricordo il mitico Gigi (era uno dei più anziani) con la sua barba bianca, abbronzato, curioso, dolce e sempre presente in sala. Anche le poesie di Borzatta in dialetto comasco per ogni vittoria sono un bel ricordo. Il lusso di avere una bellissima piscina ci ha permesso tanto svago e relax d’estate.

C’è sempre stato, su ogni campo di regata, uno stile Lario: è convinta anche lei?

Lo stile della Lario è classico come i suoi colori. Pochi di noi sono dei veri motori a livello fisiologico, ma molti sanno emergere grazie alla velocità e versatilità in barca e alla buona tecnica sulla quale i nostri tecnici insistono sempre. Essere della Lario vuol dire sapersi divertire, ma portare risultati allo stesso tempo, anche quando nessuno se lo aspetta. Vuol dire sapere remare bene e far andare la barca con chiunque e ovunque. È una squadra numerosa, quindi avere la possibilità di remare con compagne o compagni diverse e in barche diverse. Ciò ci rende forti e versatili.

Al femminile siete stato uno squadrone: cosa le resta di quegli anni?

Ricordo con piacere i Campionati italiani che quasi sempre vincevamo con facilità. I litigi e le lacrime non sono mai mancate, ma neanche le vittorie. Ci siamo sempre divertite molto. Si può dire che negli anni il genere femminile è decisamente diventato predominante alla Lario.

Centotrent’anni sono un traguardo non da tutti: che augurio vuole fare alla sua società?

Che non perda mai la sua classe. Oltre a quello, auguro una maggiore coesione a tutti gli individui, soprattutto adesso in questi tempi non facili.

Rifarebbe tutto quello che ha fatto nella sua carriera o le è rimasto qualche rammarico?

Nessun rammarico rifarei tutto uguale.

Adesso cosa sta facendo?

Faccio la mamma full time a Pechino, dove vivo con mio marito e i miei due figli.

Segue ancora le vicende della Lario?

Sporadicamente. Seguo le ragazze...

La Cina è così vicina come dicono tutti oppure non è come viverci per capire che è solo un modo di dire?

Non ci dispiace la vita a Pechino anche se presto andremo a vivere a Shanghai. Sicuramente è lontana la Cina e tanto diversa. Ma troviamo anche diverse cose in comune alla cultura italiana come la passione per l’arte, il cibo fatto in casa e il senso della famiglia. Ho imparato la lingua arrivando ad un livello accettabile di mandarino. Ci divertiamo e non c’è noia. Sentiamo però la mancanza della famiglia e del lago. Soprattutto in questo periodo che non ci permette di viaggiare.

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