Ascensore rotto da tre settimane
«Noi, prigionieri nelle case Aler»

MarianoAlcuni dei residenti degli alloggi popolari di via Garibaldi sono invalidi «Da settimane, non compro più il pane o il latte perché non posso uscire dal palazzo»

«Da settimane, non compro più il pane o il latte perché non posso uscire dal palazzo». A parlare così sono diversi tra i residenti della case popolari di via Garibaldi, soprattutto, anziani prigionieri in casa propria senza aver commesso alcun reato. Già perché la loro unica colpa è quella di essere invalidi, chi costretto su una carrozzina, chi non vedente, non riuscendo quindi ad affrontare le rampe di scale che li separano dal piano terra. Una reclusione che dura da venticinque giorni, ossia da quando si è guastato l’ascensore che serve i tre piani del condominio.

«Non è mai funzionato bene, un giorno si e due no non andava fino a quando a inizio mese una donna è rimasta bloccata per quaranta minuti all’interno dell’ascensore. Abbiamo chiamato i Vigili del Fuoco che sono intervenuti per liberarla, solo che nelle manovre hanno rotto quella che si chiama la scheda madre dell’apparecchio che è andato fuori uso», ricorda Rossana Garau spiegando come l’imprevisto ha segnato l’inizio dell’odissea per quanti abitano nell’edifico in pieno centro storico.

Impossibilitati a raggiungere l’uscita, c’è chi ha dovuto rinviare le visite mediche. Come le sorelle Carmela, Liberata e Maria Fiarè. «È da tre settimane che non usciamo, non per nostra volontà, ma perché non abbiamo la possibilità di fare la scale. Così da settembre vediamo solo il muro del nostro balcone».

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