Il parroco fa la predica al sindaco
«Cantù, ostacoli per gli islamici»

Don Xodo: «La libertà di religione deve essere garantita anche dal Comune». Ma Nicola Molteni replica: «Se vuole, il Consiglio pastorale può offrir loro un luogo per pregare»

Con la comunità islamica cittadina il sindaco Edgardo Arosio e la sua maggioranza avevano già aperto lo scontro, ma oggi anche con la comunità pastorale San Vincenzo e il prevosto canturino don Fidelmo Xodo il dialogo si fa quantomeno ruvido, dopo che questo ha ricordato al primo cittadino e alla giunta che garantire la libertà religiosa deve essere un impegno anche delle amministrazioni locali.

«Pur non conoscendo molti particolari della vicenda di questi giorni – si legge nel comunicato - esprimo la mia solidarietà nei confronti della comunità islamica di Cantù, multietnica e moderata, che per celebrare la Festa del Sacrificio ha dovuto affrontare ostacoli non solo di carattere burocratico ma anche ideologico. Sono convinto che la libertà religiosa e di culto, come scritto nella Costituzione, debba essere garantita dallo Stato, e dalle amministrazioni locali, anche alle minoranze che vivono nel nostro territorio». Messaggio breve quanto limpido nei propri intendimenti, che si chiude con l’augurio che «i canali di dialogo aperti negli anni precedenti possano servire a risolvere per tempo i problemi, anche quelli relativi agli edifici di culto, senza creare tensioni e contrapposizioni, favorendo un contesto di amicizia sociale».

A replicargli è stato Nicola Molteni, a propria volta con una lettera aperta diffusa sui social network, in cui definisce «sorprendente» il comunicato di don Fidelmo: «Sorprende la sua dichiarata “non conoscenza” dei fatti relativi alla moschea di Via Milano che dovrebbe quindi spingere alla prudenza, sorprende la dogmatica certezza nel definire “moderati” i musulmani canturini, sorprende l’accusa di ideologismo nei confronti di chi contrasta l’illegalità sul nostro territorio e sorprende ancor di più il rimprovero all’amministrazione locale rea di non garantire la libertà religiosa». Quindi l’affondo, per quanto in forma cortese: «Poiché il diritto di culto è sacro fin dai tempi dell’editto di Milano, ma questo non determina l’obbligo di concedere un luogo di culto, il Consiglio Pastorale di cui lei è a capo potrebbe farsi garante dei fedeli islamici concedendo loro luoghi spazi o pertinenze di sua proprietà». Ovvero, ospiti la chiesa i fedeli islamici che oggi difende.

© RIPRODUZIONE RISERVATA