Mariano, minoranze all’attacco
«Adesso Marchisio se ne vada»

Dopo l’addio del sindaco al Pd la Lega, Forza Italia e M5S pronti a votare subito la sfiducia. Ma i Democratici continuano a sostenerlo. Ballabio: «Sono solo attaccati alle poltrone»

Rischia di costare caro al sindaco Giovanni Marchisio lo “strappo” con il Partito Democratico. Perché le minoranze compatte ora virano verso una resa dei conti, politica e numerica, al prossimo consiglio comunale portando in discussione una mozione di sfiducia nei confronti del primo cittadino.

Oltre a presentarsi a ranghi compatti, Lega, Movimento Cinque Stelle e Forza Italia dovranno trovare almeno due voti favorevoli all’interno della maggioranza per far cadere la giunta.«Possono risparmiare anche tempo: abbiamo preso l’impegno di governare questa città e lo porteremo fino alla fine». Così il capogruppo del Pd, Giuseppe Redaelli, replica a distanza alla possibile mozione di sfiducia. «Certo, mi rammarico che Marchisio non si ritrovi più nel partito che credo sia l’unico oggi in grado di arginare la deriva populista che c’è in questo paese - aggiunge -. Non sarà, però, una tessera a spostare l’appoggio all’amministrazione».

L’opposizione non ci sta e affonda. Partendo proprio dalle parole del sindaco Giovanni Marchisio che, come riportato l’altro ieri dal quotidiano, ha ammesso di «non avere più la tessera del partito» segnando così un punto di rottura da quella stessa forza politica con cui ormai quattro anni fa ha trionfato alle elezioni comunali.

«Era un atto prevedibile - commenta il capogruppo Andrea Ballabio -. Palesate le distanze, oggi deve terminare il mandato, non si può proseguire per otto mesi». E conclude: «Se, invece, il Pd sceglie di sostenere un sindaco che gli ha voltato le spalle, dimostra di essere attaccato solo alla poltrona, tanto la dirigenza provinciale quanto giunta e consiglieri del partito».

«Ci sono state più occasioni in cui la maggioranza avrebbe potuto rimettere tutto in discussione, invece, non lo ha fatto. A questo punto, però, viste le divergenze, credo sia più corretto dimettersi. In caso contrario, valuteremo la possibilità di presentare una mozione di sfiducia» dice il Movimento Cinque Stelle con Carmen Colomo. «Preferiamo un commissario prefettizio, che come un pilota automatico guidi il comune fino alle prossime elezioni, a questo governo di facciata».

E la Lega ricorda «i pezzi persi, dagli assessori ai consiglieri, alcuni per motivi personali altri, invece, per divergenze con il sindaco - dice Giovanni Alberti - Sono anni che questa amministrazione è ingessata: non fa nulla, forse perché ha trovato una città che poteva andare avanti con quello fatto prima di loro. Ritengo, però, che debbano prendere consapevolezza del fallimento politico e personale»

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