Perse duecento aziende artigiane. Cantù, saldo del decennio in rosso

Economia E il ritmo delle chiusure sta crescendo: nel 2023 sparisce un’impresa ogni due giorni. Da 1.515 imprese registrate nel 2013 si è ora, alla fine del primo trimestre di quest’anno, a 1.308

In città in dieci anni si contano 200 aziende in meno e, soprattutto, il ritmo delle chiusure sta crescendo: per come è partito il 2023, ogni due giorni sparisce un’impresa artigiana. Sono i dati, forniti dall’ufficio studi e statistica della Camera di Commercio di Como e Lecco, sulle cessazioni a Cantù, confrontate anno per anno nel decennio. Il tessuto artigianale è sempre più in crisi, con il ritmo degli addii al mondo imprenditoriale che sale.

Da 1.515 imprese registrate nel 2013 si è ora, alla fine del primo trimestre di quest’anno, a 1.308. Ben 43 le cessazioni totali di questi primi tre mesi: sui 90 giorni, significa che ogni due giorni chiude un’azienda artigiana. Più esattamente, le cessazioni sono state quasi tutte non d’ufficio: ben 35.

Quindi, solo una parte minoritaria è frutto di inattività pregressa, ora messa a pallottoliere nell’aggiornamento degli archivi.

Ma anche 29 nuove iscrizioni

Le iscrizioni di questi primi tre mesi: 29. Un rapporto che quindi pesa in negativo. Le cessazioni totali, solo nella prima parte d’anno, sono quasi la metà dell’intero 2022, quando se ne contarono 113.

Resta da vedere cosa succederà nel corso dell’anno: anche se non mancano le imprese che entrano nel mercato, la sensazione è che difficilmente si possa recuperare con una frequenza di apertura anche maggiore rispetto ad anni passati. La variazione percentuale dello stock di imprese è già scesa a -2,8%, contro il -1,2% dello scorso anno. Prova a tenere il numero complessivo delle aziende, comprensivo anche delle non artigiane: nei dieci anni, passa da 4.043 a 3.978. Ma anche qui il 2023 è partito male: per la prima volta dopo due anni, infatti, si scende sotto le 4mila aziende.

Per il vicesindaco e assessore alle attività economiche Giuseppe Molteni, c’è una «forte presenza di imprenditorialità all’interno della popolazione canturina - premette - un’impresa ogni dieci abitanti. Purtroppo il dato di contrazione o riduzione delle imprese è significativo ma non stupisce, dato che continua quel trend iniziato in anni passati».

Le ragioni della crisi

«Le chiusure - aggiunge - sono da ricondurre ad elementi che si conoscono: la difficoltà di reperire fondi per dotarsi di attrezzature adatte, e per la maggior parte della attività. Poi la difficoltà nel manifatturiero per il ricambio generazionale, la difficoltà di reperimento di manodopera. Un insieme di elementi in cui vi è anche la mancanza di tecniche manifatturiere e, per alcune aziende, la difficoltà di dotazioni finanziarie per acquistare macchinari e iniziare la produzione. Aspetti che impattano sulla crescita delle imprese artigiane o anche sulla loro sopravvivenza. Non mancano gli ordinativi di lavoro».

«In questi primi mesi dell’anno - riferisce Molteni, commercialista - registro molto dinamismo al di là delle difficoltà delle aziende di reperire personale sia a livello manifatturiero che amministrativo. Più in genere, dopo quel che si è visto in questi ultimi due o tre anni, chi già era in difficoltà ha peggiorato le sue condizioni: oggi c’è un concretizzarsi e un amplificarsi di situazioni che si sono generate un paio d’anni fa». Dall’epoca del Covid in poi.

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