Farè, l’uomo ex Milan in riva al Lario
«La città vedrà il Como in modo diverso»

Parla il direttore marketing della società azzurra con un passato di 16 anni in rossonero

lavio Farè è stato, a suo modo, un intrigante colpo di mercato. Se dopo 16 anni di Milan, nel settore marketing, e dopo due anni alla ICC (la società che organizza le grandi amichevoli estive negli Usa), si è imbarcato nel progetto di Michael Gandler in serie C, significa che il progetto è interessante anche per un addetto ai lavori.

Poi, certo, ti chiedi: che ci fa qui? Dai milioni di follower ai 1500 spettatori del Sinigaglia? «Mi è piaciuto il progetto. Io ero fermo, perché ICC stava cambiando molte cose, stavo capendo cosa fare, quando mi è arrivata la proposta di Gandler».

Appunto. Quale?

Sfruttare le potenzialità di un luogo fantastico, per certi versi ricco, che può far decollare, tra tante altre cose, anche un progetto sportivo importante. Non si è parlato nello specifico di serie A o di stadio nuovo. Perché già la premessa implica sviluppi importanti in ogni area.

Como è arida. O chi è venuto prima ha lavorato male?

Conosco bene il territorio. Sono di Varese, so che fine può fare il calcio in provincia. Non mi permetto di fare paragoni, nè con chi è stato qui prima, nè con realtà che non possono essere paragonate. Fossi qui con in testa il Milan, sarei un pazzo. Ma so anche che Como sta sviluppandosi in parecchie aree. Può rinascere un Como importante.

Come?

Siamo stati accolti con diffidenza. Normale, visto che negli ultimi anni c’è stata un po’ di confusione, fallimenti, problemi. Noi dobbiamo cercare di far cambiare l’idea che la città ha sul Calcio Como. Adesso rispondono “per carità”. Fra qualche tempo potrebbero dire “mmm, interessante”.

Come convincere il territorio?

Lavorando seriamente, in maniera affidabile. Credo che molte mosse siano state fatte in una certa direzione. Anche solo, dico una banalità, rendere l’interno degli uffici più accoglienti per chi ci viene a trovare. Qualcuno le ha colte,ma ci vuole calma. Tra un anno rifaremo i conti. Siamo partiti solo a settembre. E il 21 avremo la prima convention dei nostri sponsor.

Intanto lo sponsor di maglia non c’è. Brutto segnale?

Una assenza da valutare sotto diversi aspetti. Primo: vogliamo scegliere un marchio importante. Secondo: possiamo aspettare che le trattative che abbiamo in essere maturino. Insomma, non siamo nella situazione di dover svendere lo spazio sennò non arriviamo alla fine del mese.

È vero che chiedete troppo?

Diciamo che ci collochiamo in un brand importante. Credo che non tutte le società vendano lo spazio alla stessa cifra. E noi ci collochiamo tra i brand più interessanti della categoria.

Avete intrapreso una collaborazione commerciale con Coop: può essere lo sponsor di maglia?

Per ora non se ne è parlato, ma al Milan con Emirates, la scalata fu da sponsor normale, a Gold a sponsor di maglia. Vedremo.

Come è stato l’atterraggio a Como?

Un misto di sensazione contrastanti. Bellezza, opportunità, in parte non sfruttate. Una sensazione di poter costruire.

Farete lo store?

È uno dei progetti. Appena il Comune darà via libera. Lo immaginiamo con una apertura anche verso l’esterno, per poter coinvolgere anche chi non va allo stadio ma vuole portarsi a casa un ricordino.

Lei conosceva Como?

Io giocavo a hockey nel Varese, negli Anni Ottanta. Sono venuto qui a giocare. Ero amico di Angelo Maiocchi, che giocava in porta nel Como.

Lei ha lavorato nel Milan 16 anni. Come vive il suo derby con Galliani ora al Monza?

Mi fa sorridere. L’ho incontrato a Milano e mi ha chiesto se avesse esultato in maniera contenuta al gol del Monza qui. Gli ho detto di riguardarsi in tv: sembrava ai tempi del Milan quando segnava in Champions...

Cosa ci fanno Vierchowod e Zambrotta nel Como?

Sono due ragazzi del Milan Glorie che lanciai io nel 2008. Due amici. Una maniera di coinvolgere il territorio. Comunque quando andiamo a pranzo riceviamo tanti incoraggiamenti. Fa piacere. Non abbiamo fretta. Piano piano, ma con idee chiare.

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