Arriva il sì del tribunale
E il Casinò può ripartire

Campione d’Italia: accolta la richiesta di concordato presentata dalla società, che annuncia: entro Natale si riapre. Il giudice delegato: rendiconti ogni tre mesi. Promessa: entro cinque anni restituiremo oltre cento milioni di debiti

Nelle sale deserte del casinò si possono cominciare a oliare le roulette. Il giudice delegato Marco Mancini ha infatti depositato, ieri, il decreto con cui accoglie l’istanza di concordato preventivo. Niente fallimento, dunque. E la società si appresta a comunicare: «Entro Natale ripartiamo».

Una svolta in tal senso era nell’aria, ma è chiaro che messo nero su bianco il provvedimento del Tribunale di Como ha tutto un altro sapore per Campione d’Italia. Ed è lo stesso decreto a dirlo, laddove il giudice scrive: «La riapertura del Casinò, che storicamente rappresenta la principale attività del territorio campionese, consentirebbe verosimilmente di rivitalizzare il tessuto economico e sociale dell’exclave che dal periodo in cui è cessata l’attività della casa da gioco di trova in grave sofferenza».

Il provvedimento è tutto tranne che sintetico: quindici pagine di motivazioni per spiegare perché l’ok al concordato preventivo è una scelta migliore, anche e soprattutto per i creditori della società, rispetto a quella del fallimento. Innanzitutto il giudice ci ha tenuto, in più passaggi, a ricordare come la società abbia presentato un progetto «in totale discontinuità rispetto al passato». Come dire: gli oltre 120 milioni di euro di debiti accumulati da una gestione modello “mille e una notte”, che infatti ha trascinato nel buio di un baratro un intero paese, non dovrà più ripetersi. E, anche perché ciò non avvenga, il Tribunale ha deciso che restano in carica i commissari giudiziali ai quali la società dovrà rendicontare la propria attività ogni tre mesi.

Per motivare la scelta del concordato, il decreto spiega: «Il fallimento costituirebbe un’alternativa potenzialmente meno utile per l’interesse del ceto creditorio, se non altro perché la conseguente liquidazione giudiziale comporterebbe inevitabilmente la cessione delle singole attività aziendali e non dell’azienda nel suo complesso».

I legali della società che hanno predisposto il concordato, ieri hanno ovviamente accolto con gioia la decisione del Tribunale e hanno voluto da un lato ribadire che «il piano è basato su una radicale discontinuità strategica, di governance e gestionale rispetto al passato, dove assume un ruolo centrale un rinnovato rapporto con il socio Comune, improntato su equilibrio e reciproca sostenibilità». Dall’alto che «la società prevede di riaprire la casa da gioco entro fine anno, Covid permettendo, attraverso la riassunzione iniziale di 174 dipendenti, i quali potranno aumentare negli anni successivi in base all’andamento dei volumi di attività». (P. Mor.)

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