«Basta cemento»
Gli edifici di San Fermo
diventano un caso

L’opposizione contro il piano di Camerano. La replica del sindaco: «Macché nucleo del Seicento, di quella cascina non è rimasto neppure un sasso»

Nuove case sulla collina di Camerano. L’opposizione di San Fermo Democratica scrive una lettera aperta al sindaco Pierluigi Mascetti per chiedere di preservare il valore del paesaggio e della storia sociale e culturale che la Cascina Camerano rappresenta per il paese.

«Così se ne va un altro pezzo di storia – dicono i consiglieri di San Fermo Democratica per voce di Enzo Tiso, il capogruppo – paesaggio stravolto e suolo verde consumato. E’ stato previsto l’abbattimento dello storico nucleo antico antecedente al ‘700, la ricostruzione con una diversa fisionomia di un edificio più voluminoso e di 6 nuovi villini nel residuo spazio verde e alberato. Un aumento di volumetria complessiva di 1.467,96 metri cubi – aggiungono - ora il Comune deve decidere se eseguire la Vas (Valutazione Ambientale Strategica), come proposto dalla Soprintendenza alle belle arti e paesaggio, poi si andrà in Consiglio Comunale».

La procedura

Il problema per San Fermo Democratica è sia per il procedimento di Vas, «la Soprintendenza ritiene che la proposta progettuale debba essere sottoposta alla procedura di VAS», puntualizzano, sia e a maggior ragione il fatto che con questo intervento «sulla collina di Camerano si completerà quella disordinata colata di cemento, già ora evidente da più parte la si guardi, priva di alcuna coerenza urbanistico-edilizia e paesaggistica, in spregio a quell’equilibrio di elementi che hanno connotato il territorio in termini di pregio ambientale e paesaggistico».

Per il sindaco Pierluigi Mascetti invece non ci sono problemi: «Ringrazio per i suggerimenti, tranquillizzo i consiglieri di San Fermo Democratica sul fatto che si stia applicando l’iter come la normativa prevede, quindi attraverso ogni passaggio che la legge consente. Riguardo l’abbattimento di quello che viene chiamato “nucleo antico antecedente al ‘700”, sorrido perché della presenza di quel nucleo c’è solo la traccia nel catasto teresiano, ci ha già pensato qualche nostro predecessore ad abbattere la cascina settecentesca di cui non rimane nemmeno un sasso». (Paola Mascolo)

L’articolo completo su La Provincia di venerdì 19 giugno

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