Campione punta al concordato
Il giudice non ha ancora deciso

Il Comune sta cercando di evitare il fallimento della casa da gioco. L’avvocato Ghislanzoni: «Non c’è il rischio che si intacchi il patrimonio»

Ieri pomeriggio al tribunale di Como si è tenuta l’udienza sul fallimento del Casinò di Campione d’Italia. Il Casinò ha depositato un’istanza di concordato per salvare la società che gestiva la casa da gioco dal fallimento.

La Procura si riserva qualche giorno di tempo per decidere avendo studiato prima il piano concordatario. Forse già la prossima settimana si saprà del destino del Casinò, chiuso ormai dal luglio del 2018.

I giudici hanno insistito sulla richiesta del provvedimento cautelare sul capitale della casa da gioco per evitare ulteriori possibili perdite o spese. L’intenzione dei magistrati è evitare un depauperamento che potrebbe conseguire dalla libera disponibilità del capitale a seguito della scelta della Corte di Cassazione che ha annullato il fallimento rinviando a Como la decisione.

La società si è opposta a questa richiesta convinta che non sussistano i presupposti. Sempre la società ha contestato la rapidità dei termini dati dai giudici, volendo redigere un nuovo piano di risanamento, chiedendo quindi più tempo. Tra i presenti in aula Marco Ambrosini, l’amministratore unico della società che gestiva fino a due anni fa la casa da gioco.

Tra i legali c’era anche Claudio Ghislanzoni, nominato dall’attuale amministrazione comunale di Campione d’Italia. «Per il Comune di Campione, conformemente all’indirizzo assunto del recente consiglio comunale – spiega l’avvocato erbese - è stata evidenziata l’assenza del pericolo di dispersione del patrimonio della società e quindi la necessità di assumere misure cautelari. Evidenziando a tal fine la possibilità per il tribunale, ove concesso il termine per il deposito del nuovo piano concordatario, di nominare un commissario giudiziale».

«Proprio con lo scopo - argomenta Ghislanzoni -di vigilare sulle attività poste in essere dalla società nel corso del termine concesso e nel successivo periodo di esecuzione del piano».

Il Consiglio comunale mercoledì ha deciso di dare mandato ad un collegio di occuparsi delle casa da gioco, spendendo solo l’indispensabile per le manutenzioni di cui necessita l’immobile.

«Una nuova dichiarazione di fallimento –aggiunge Ghislanzioni - sarebbe ben più pregiudizievole per i creditori della società rispetto ad una procedura concordataria che preveda la riapertura della casa da gioco anche per assolvere agli oneri e permettere la sopravvivenza dell’enclave».

Sergio Baccilieri

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