Casinò di Campione, nuove accuse
Contestato anche il falso in bilancio

È il reato ipotizzato a carico dell’ex amministratore delegato Carlo Pagan. Il Riesame respinge l’istanza contro i sequestri: «Anomalie nella gestione finanziaria»

Si aggravano le accuse ipotizzate dalla Procura a carico dell’ex amministratore delegato del Casinò di Campione d’Italia Carlo Pagan. La Procura di Como contesta al manager, rimasto in carica per tre anni, il reato di falso in bilancio oltre a quello di peculato che, il mese scorso, ha portato a una serie di perquisizioni e sequestri documentali negli uffici della casa da gioco, in Comune e nelle abitazioni dello stesso Pagan e di Gianpaolo Zarcone, ex segretario comunale a Campione.

In totale le persone sotto inchiesta sono cinque. Oltre a Pagan (l’unico, al momento, a cui è contestata l’ipotesi di reato del falso in bilancio) e a Zarcone anche l’ex presidente del consiglio di amministrazione del Casinò, Massimo Ferracin, e i consiglieri - in carica fino all’aprile scorso - Emanuela Radice e Antonella D’Aniello.

Nei giorni scorsi l’avvocato Massimo Di Noia, difensore di Pagan e Zarcone, ha presentato un ricorso contro il decreto di sequestro firmato dal pubblico ministero Pasquale Addesso chiedendone l’annullamento in quanto il reato contestato non sussisterebbe.

I giudici del riesame hanno respinto il ricorso sottolineando come, al contrario, «l’ipotesi accusatoria» appaia «coerente con le indagini che evidenziano plurime anomalie nella gestione finanziaria» della casa da gioco.

L’intera inchiesta prende le mosse da un esposto presentato dall’attuale sindaco, Roberto Salmoiraghi, nel febbraio dello scorso anno, quando era all’opposizione.

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