I cacciatori sul caso Montano
«Nessun rischio nei boschi»

Mauro Navio (Federcaccia): «Non andiamo in giro a sparare a caso, siamo padri di famiglia. Rispettiamo le regole»

La reazione è la paura perché sentire uno sparo nel bosco, mentre si sta facendo una passeggiata e dopo aver incrociato dei cacciatori, senza capire cosa sta succedendo attiva ovviamente forte disorientamento e molta paura.

La stagione autunnale, quella che va da fine settembre a fine novembre, è il periodo caldo per i cacciatori che per legge hanno dei precisi doveri, ma anche dei diritti.

Sulla parola coabitazione si gioca il delicato equilibrio tra i cacciatori e chi frequenta i boschi in autunno per passeggiare, andare a castagne e funghi. I cacciatori per legge possono cacciare negli ambiti di caccia territoriale (mentre non possono farlo in alcune zone dove è vietata la caccia), mantenendo una distanza superiore ai 150 metri da case, edifici abitati, centri sportivi e strade (100 metri se si lasciano alle spalle gli edifici).

L’attività di caccia deve rispettare diverse regole, come spiega Mauro Navio, presidente di Federcaccia della nostra provincia, associazione con circa duemila cacciatori. Navio interviene dopo l’allarme lanciato da un uomo di 31 anni, Dario Rondello, che ha affermato di essere stato sfiorato da un colpo domenica nei boschi di Montano.

«I cacciatori sono padri di famiglia, non vanno in giro a sparare a caso. Siamo soggetti a norme di legge, tra cui la prima è la distanza dai luoghi abitati – spiega il presidente Navio – ho letto di quanto successo domenica a Montano Lucino. Molto probabilmente quello che ha spaventato il passante sono stati i pallini che cadevano verso terra, ma non sono nocivi e non possono ferire nessuno. Mi dispiace per lo spavento causato, posso capire. Mi sento però di rassicurare sul fatto che i cacciatori al 99,9 percento sono persone molto attente e non si giocano con superficialità la licenza e non si prendono il grande rischio di ferire qualcuno».

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